In Italia le diagnosi tardive di HIV superano il 50% dei casi. Assieme al nostro Paese anche Grecia e Germania

Metà delle diagnosi di Hiv in Europa sono fatte in ritardo, quando il sistema immunitario è già compromesso. E’ quanto emerge dal rapporto annuale del Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc), riferito al 2016. Il documento, pubblicato sul sito del Centro, registra però una leggera discesa dei nuovi casi, appena sotto i 30mila.

Secondo il Rapporto, basato sui dati del sistema di sorveglianza Tessy che coinvolge in totale 31 paesi – quelli Ue più alcuni limitrofi – la media è di 5,9 nuovi casi l’anno ogni 100mila abitanti.

Lituania, Estonia e Malta presentano però il triplo di diagnosi, mentre l’Italia è appena sotto tal soglia con un valore pari a 5,7.

Il 48% delle diagnosi è considerata in ritardo, con una conta delle cellule CD4 del sistema immunitario inferiore a 350 per millimetro cubo. Il 28% dei diagnosticati presenta una cifra addirittura inferiore a 200.

L’Italia è fra gli otto paesi in cui più del 50% delle diagnosi, precisamente il 56%, è tardiva. Assieme al Belpaese figurano anche Lituania, Romania, Grecia, Croazia, Estonia, Finlandia e Germania.

Il 40% dei contagi registrati è avvenuto in uomini che hanno avuto contatti sessuali con altri uomini, a fronte del 32% per contatti eterosessuali. Il 4% ha origine da scambi di siringhe, mentre negli altri casi l’origine è sconosciuta.

Il 70% dei nuovi casi si è verificata in uomini. “Il tasso maggiore di diagnosi – sottolinea il documento – è stato osservato tra i 25 e i 29 anni con i casi nei maschi che hanno il picco a 21,4 anni, mentre nelle donne è tra 30 e 39”.

 

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