Succedono ancora questi casi dove l’imprudenza la fa da padrona e la sfiga è la conseguenza che conduce al danno maggiore.
Certo una sfiga mediata dall’imperizia ma che sempre sfiga rimane anche se attendibile in questi specifici interventi.
Tumore o non tumore? Non tumore!
Un sospetto carcinoma polmonare che invece era un processo tubercolare. Ma andiamo per gradi.
Per problemi respiratori il paziente dopo visita medica effettuava una TC che evidenziava un nodulo polmonare sx confermato successivamente da una TC-Pet.
Si rivolgeva ad un istituto ad elevata specializzazione dove dapprima effettuava un broncoaspirato e quindi una Bio-TC entrambi non positive per K polmonare.
Quindi si procedeva ad una resezione del nodulo dove anche l’estemporanea non era dirimente, ma malgrado ciò il chirurgo eseguiva comunque una lobectomia polmonare superiore sx contravvenendo ad ogni accordo preoperatorio con il paziente.
Come suddetto, l’esame istologico confermò che si trattava di un processo tubercolare e non di un tumore. Ma non finisce qui, in quanto, a motivo di un intervento imperito il paziente andò incontro ad una complicanza (quindi colposa) che nello specifico trattavasi di fistola bronchiale.
Adesso, a parte l’evento avverso comunque legato ad una resezione bronchiale inadeguata al caso, volete spiegare al sottoscritto come si fa ad operare un paziente senza certezza diagnostica e senza informazione?
Non penso che ci sia bisogno di approfondire l’argomento del consenso informato in quanto ritengo i lettori adeguatamente coscienti e preparati, ma una questione la voglio sollevare facendo qualche domanda:
– Secondo voi il chirurgo non ha accettato coscientemente il rischio del suo gesto?
– Perché non rieffettuare una Bio-TC e rinnovare l’informativa al paziente?
– E’ un caso da processo civile o penale?
Si procederà con la causa civile, ma lascio ad ognuno di voi le considerazioni sul caso, specie dopo aver letto meglio la storia nella ctp che si allega.
Dr. Carmelo Galipò
(Pres. Accademia della Medicina Legale)
