Il manager è anche accusato di calunnia ed estorsione ai danni del presidente della mutua assicuratrice

Estorsione, truffa e calunnia. Con queste ipotesi di reato è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Trento il direttore generale di Itas, Ermanno Grassi. Interrogato dai magistrati, il manager dall’azienda assicurativa ha respinto ogni addebito ma, dopo essere stato sospeso dagli incarichi direttivi dal Giudice per le indagini preliminari, ha comunque deciso di rassegnare le proprie dimissioni.
In base a quanto emerso dalle indagini, Grassi, nel marzo del 2016, avrebbe fatto seguire il presidente di Itas, Giovanni Di Benedetto, da un detective privato, per poi ricattarlo per motivi personali facendosi consegnare, sotto forma di premio, una somma di 392 mila euro.
Secondo l’accusa avrebbe poi fatto un uso improprio dei fondi aziendali acquistando beni personali di lusso mettendoli in conto alla società. La stampa locale parla di fatture che potrebbero ammontare a un totale di circa 1,5 milioni di euro, tra auto e abiti di lusso, ristrutturazioni e vacanze; soldi della compagnia fatti passare come acquisti di gadget.
Quanto all’accusa di ricatto, l’ex dg avrebbe accusato una ex funzionaria dell’azienda di aver acquistato, con un fondo, beni per circa 400 mila euro per sue proprie necessità. La donna dopo aver negato il fatto ha denunciato tutto ai carabinieri affermando che era Grassi che le ordinava l’acquisto dei beni per sé, attingendo al fondo.
Da tale denuncia hanno preso le mosse le indagini, che tuttavia si fonderebbero anche su altre testimonianze, nonché intercettazioni, messaggi e altri riscontri. La mutua assicuratrice trentina ha affermato in una nota di confermare “la più totale fiducia nella magistratura cui ha offerto la più ampia collaborazione sin dall’apertura dell’indagine, fase in cui si è altresì immediatamente costituita come parte lesa”.
Intanto, il cda, riunitosi in seduta straordinaria, oltre a manifestare “completa solidarietà al presidente”, ha anche accettato all’unanimità e con effetto immediato le dimissioni del dg, attivando le procedure di legge” e riservandosi “ogni azione, sia in sede civile che penale a tutela della società in relazione ai danni patrimoniali e non patrimoniali derivanti”.
Il presidente Giovanni Di Benedetto, in relazione al presunto ricatto di cui sarebbe stato vittima, ha comunque puntualizzato che “se qualcuno mi ha seguito, si sarà accorto che cammino con i piedi per terra schiena dritta e fronte alta. Conseguentemente ogni illazione su ogni mia presunta ricattabilità è destituita di fondamento. Voltiamo quindi la triste pagina di ieri, da rileggere nella sua portata oggettiva a conclusione dei lavori della magistratura. Riprendiamo da oggi con la stessa determinazione e impegno al servizio della comunità e dei nostri soci assicurati. Gli storici valori di mutualità, onestà e trasparenza – ha concluso – vanno e saranno salvaguardati sempre a favore e nell’interesse della grande famiglia dell’Itas”.
 

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