In Abruzzo diversi medici sono stati chiamati a restituire fino a 70 mila euro di indennità di rischio, ma il danno erariale ipotizzato non è ancora accertato

In questi giorni, in Abruzzo, non sono pochi i medici che stanno vivendo una situazione quasi kafkiana a causa delle indennità di rischio. Ma cosa sta accadendo? Sandro Campanelli, segretario abruzzese Fimmg Continuità Assistenziale, denuncia la paradossale vicenda che travolto la categoria negli ultimi tempi.

La Corte dei Conti, infatti, ha messo sotto la lente di ingrandimento la Regione Abruzzo per aver attribuito con l’accordo regionale del 2006 4 euro orari di indennità di rischio ai medici.

Inoltre, senza che fosse stato ancora accertato il danno erariale ipotizzato nei confronti dei dirigenti regionali e dei manager Asl che hanno versato le indennità, la Regione si è mossa in due direzioni-

In un primo momento, ad agosto scorso, ha sospeso senza sentire i sindacati le indennità di rischio orarie ai medici di guardia, che arrivano fino a 420 euro lordi mensili.

Ora, sta chiedendo indietro i soldi impropriamente elargiti in passato. E non si tratta proprio di somme minime. Alcuni medici, infatti, dovranno resituire fino a 70 mila euro.

Un bel problema per i camici bianchi coinvolti.

“Noi medici di continuità assistenziale abruzzesi – afferma Campanelli – siamo di fronte a una tragedia dell’assurdo. Stiamo restituendo parte dei nostri stipendi solo in base a un’ipotesi accusatoria della corte dei conti. E stiamo pagando migliaia di euro di pregresso perché, malgrado non ci siano sentenze sfavorevoli, i direttori generali hanno ugualmente chiesto agli impiegati di trattenerci i soldi”.

Secondo Campanelli, se vi fossero stati trasferimenti di massa, “un qualsiasi ufficiale giudiziario per trattenerci le somme delle indennità di accompagnamento pregresse chiederebbe un titolo. Ma qui il titolo -cioè la sentenza- non c’è”.

Insomma, la querelle sulle indennità di rischio sta diventando un problema non da poco per i medici abruzzesi, perché molto alte sono le somme richieste indietro.

“Ci sono colleghi – denuncia Campanelli che pagano oltre mille euro e con 800-1000 euro che restano in busta paga non possono più permettersi di pagare il mutuo, sono disperati”.

Tuttavia, secondo la Corte dei Conti il rischio era ricompreso nell’onorario orario di 21 euro.

Dal canto loro, i sindacati ribattono che la Corte non può interpretare i contratti collettivi.

Intanto, la Regione ha deciso di pagare.

“Su quegli introiti -ricorda Campanelli -abbiamo pagato le tasse e i contributi Enpam, ma a nessuno viene in mente di defalcarli dal nostro debito”.

Intanto, molti dei medici cui le indennità di rischio vengono chieste indietro, hanno fatto ricordo al giudice del lavoro e al Tar. Ma ci vorrà tempo prima di venire a capo di una vicenda che ha gettato nello scompiglio la sanità abruzzese.

Intanto, Campanelli ricorda che “proprio con la Regione che oggi trattiene le somme, nel 2006 istituimmo l’indennità perché un rischio da coprire c’era, e in 10 anni la nostra situazione è peggiorata come ho avuto modo di mostrare ai Carabinieri dei Nas attivati dalla nostra ricerca sulle 81 sedi di guardia medica 81 sedi regionali”.

Eppure, fa notare amaramente Campanelli, solo tre sedi hanno la porta blindata, quattro il vetro antisfondamento, e il 26% ha le inferriate. Numeri bassi anche per quanto riguarda videocitofono, telecamere e citofono.

Insomma, il medico prima apre e poi scopre chi c’è alla porta, con inevitabili conseguenze sulla sicurezza.

“Punirci – chiosa Campanelli – fa male non solo a noi, ma ad un servizio apprezzato dai pazienti”.

 

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