Per vie di alcune complicanze durante l’intervento di colecistectomia cui la donna si era sottoposta, i medici le avevano applicato dieci clip metalliche interne

Due medici di Frosinone, assieme alla locale Asl, dovranno risarcire una donna che nel 2004 si era sottoposta a un’operazione di colecistectomia. La signora, ricoverata per una calcolosi alla colecisti, entrò in sala operatoria all’Ospedale Umberto I per un intervento in laparoscopia, che mediamente dura 45 minuti, ma a causa di una serie di complicanze, l’operazione si concluse a distanza di cinque ore. I medici, dopo una conversione in laparotomia, effettuarono dei correttivi per risolvere la situazione, decidendo di applicare dieci clip metalliche interne.

Dopo alcuni mesi la donna cominciò ad accusare forti dolori addominali. Il proprio medico curante le consigliò di farsi vedere in Ospedale da chi l’aveva operata. All’Umberto I i sanitari si resero conto che la signora necessitava di un nuovo intervento chirurgico, ma la paziente decise di recarsi presso un’altra struttura, ad Avezzano, dove a seguito di una colangiografia, tornò in sala operatoria per la rimozione delle clip.

Nonostante il successo della seconda operazione la donna comunque continuò a subire, sul piano fisico e psichico, le conseguenze del primo intervento malriuscito; di qui la decisione, dopo alcuni anni e a seguito del consulto con alcuni specialisti, di intentare un procedimento contro l’Azienda sanitari locale e i camici bianchi che l’avevano operata per ottenere una equa riparazione per i danni subiti. Ai medici, in particolare, veniva contestato l’eccessivo numero delle clip e il loro irregolare posizionamento.

Il giudice civile, nei giorni scorsi, ha accolto la richiesta di risarcimento. Il Tribunale di Frosinone pertanto ha disposto in favore della signora, a distanza di dodici anni dal fatto, la liquidazione di una cifra pari a 70mila euro.

 

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2 Commenti

  1. salve, anche io nel 2012 sono stato sottoposto all’asportazione della colicisti. L’intervento in laparoscopia e’ andato male con conseguente emorragia, quindi ho dovuto subire un’altra operazione open il giorno seguente. Ora sono passati 5 anni ma la verita’ che la mia salute e’ andata a rotoli in questo tempo. Ho 36 anni e prima dell’intervento avevo un po di problemi intestinali causati dal mio abuso di alcol fumo e alimentazione snaturata. Oggi pero’ dopo mille visite/ cure sia mediche che alternative, dopo mille cambi di alimentazione, dopo aver smesso totalmente con i vizi, non riesco ad andare avanti causa i lancinanti dolori al lato destro. La cosa strana, ma neanche tanto perche’ mi sono documentato il piu’ possibile, e’ che dopo l’avvenuto ho iniziato ad avere un mare di allergie, sia nel campo alimentare ma sopratutto con i metalli. Tanti cibi sono diventati dannosi per me portandomi dermatiti appena ingeriti con scariche di diarrea piu’ volte al giorno, non riesco piu’ a digerire cibi grassi, ma il dramma viene dal il contatto con qualsiasi metallo, tipo posate zip dei vesti, occhiali da vista ecc. Non voglio raccontarvi anche l’impossibilita di usare determinati indumenti…la mia vita e’ diventata insopportabile con conseguente sia fisiche che psicosociali. Prima dell’operazione non avevo assolutamente nessun tipo di questi sintomi! Vi chiedo se si puo’ intervenire in maniera legale, ma sinceramente la questione soldi passa in secondo piano, io vorrei solo avere una vita dignitosa e questa cosa dell’asportazione di un’organo solo per un micro polipo di 2 mm, non mi va giu’.
    p.s. ho fatto vedere la mia cartella da specialisti del campo gastro, anche ad uno dei massimi esperti in italia il dott. Costamagna…e tutti mi hanno detto la stessa cosa, cioe’ che e’ stata un’operazione inutile perche’ un polipo cosi piccolo non avrebbe mai infierito con le normali funzioni digestive.

  2. Buongiorno,
    Mia madre 79enne si è operata a Napoli i primi di gennaio 2018 all’indice della mano destra per un problema di artrosi con applicazione di ferri.
    Alla prima radiografia di controllo effettuata circa un mese dopo, il radiologo pose in allerta mia madre facendole notare che i ferri erano stati posti in una maniera “inusuale”.
    Ai numerosi controlli, nonostante le ripetute affermazioni di mia madre di lamentare dolore continuo il chirurgo ha sempre dichiarato che non vi erano problemi. Ora a distanza di due mesi, dopo aver tolto prima i punti e poi i ferri, mia madre ha un dito inservibile, osso non saldato, probabilmente una infezione o infiammazione in corso, perdita della flessibilità del tendine e il chirurgo le dice che deve rioperare. Ovviamente mia madre ha perso la fiducia soprattutto perché se già si intuiva alla prima radiografia che qualcosa era andato “storto” dubita della buona fede del chirurgo. Ora stiamo cercando un altro professionista, ma vorrei sapere da un punto di vista legale quali sono i nostri diritti.
    Un saluto cordiale e grazie per l’attenzione

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