Conto annuale 2014: in un anno il Servizio sanitario nazionale perde lo 0,7% di infermieri (-1.894) e chi resta guadagna mediamente lo 0,3% in meno. Mangiacavalli (Presidente Ipasvi): «Aumentano solo gli straordinari a testimoniare il carico di lavoro ai limiti, con maggiori rischi per professionisti e pazienti».

Conto annuale 2014: l’Ipasvi aveva anticipato mesi fa il calo del personale che già si leggeva nei primi dati al mese di settembre 2014, ma la situazione a fine anno è perfino peggiorata. Rispetto al 2013, infatti il Servizio sanitario nazionale perde lo 0,7% degli infermieri (-1.894 contro i 1.200 ipotizzati). Chi resta guadagna mediamente lo 0,3% in meno (-94 euro).

La Ragioneria generale dello Stato ha appena reso noti i risultati della rilevazione 2014 sugli organici del Pubblico impiego – fondamentali visto che si avvicinano i nuovi contratti –  e si conferma l’allarme lanciato in questi ultimi mesi sulla carenza più che cronica di personale, aggravata ora dall’entrata in vigore dell’orario di lavoro secondo le regole Ue.

La riduzione è su tutte le voci del Conto annuale: -218 infermieri maschi in meno rispetto al 2013 e -1.676 donne; meno professionisti in part time. Dal punto di vista delle retribuzioni il calo più forte è sulle voci stipendiali (-74 euro, di cui -64 euro per la sola retribuzione individuale di anzianità) e sulle indennità accessorie (-56 euro) seguite da quelle fisse. Una sola voce, nemmeno a dirlo visto il problema posto dall’orario Ue, aumenta: le retribuzioni per straordinario, che crescono in media di 41 euro per il 2014. Vuol dire, in pratica, che sempre meno personale lavora sempre di più e pagato anche peggio nel complesso (tolto il guadagno dello straordinario il calo della retribuzione media sarebbe di -135 euro in un anno).

“Non c’è molto da aggiungere: il Ssn rischia davvero il collasso – commenta i dati Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale Ipasvi –   e quel che è peggio è che a farne le spese sono in ogni caso non solo i professionisti, ma i pazienti. Per questi infatti, simili numeri configurano solo un servizio peggiore, liste di attesa più lunghe e maggiori rischi visto che, come ha dichiarato da poco il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, se i responsabili del volo di un aereo non sono più che riposati, sarebbe meglio che su quell’aereo non salisse nessuno”.

In realtà tutte le retribuzioni dei professionisti del Ssn sono in calo, medici e dirigenti non medici compresi, così come gli organici che nel complesso si riducono dell’1% (-6.447 unità) di cui perdono lo 0,9% rispettivamente personale e medici, il 2% i dirigenti non medici e crolla l’altro personale (-5,3%), tra cui i direttori generali, sanitari e amministrativi, che scontano la riduzione delle aziende ormai in atto in quasi tutte le Regioni. Gli unici a restare stabili sono i direttori sociosanitari a cui sempre di più le aziende stanno affidando il difficile compito di organizzare la continuità assistenziale ospedale-territorio.

«Purtroppo pochi mesi fa – continua Mangiacavalli –  già dalle prime anticipazioni del Conto annuale 2014 ci si rendeva conto della situazione sempre più grave degli organici. E bisogna ricordare che dal 2009 al 2013 il Ssn aveva quasi 3.200 infermieri in meno, cifra che ora  peggiora drasticamente e raggiunge in cinque anni una perdita di almeno 5mila unità (quasi il -2%). Per di più le anticipazioni del Conto annuale 2015 riportate sempre dalla Ragioneria generale dello Stato, già indicano da dicembre 2014 a settembre 2015 un calo ulteriore del -0,92% del personale del Pubblico impiego. Lo abbiamo detto al Governo e alle Regioni – conclude la presidente Ipasvi -: per garantire i servizi con i nuovi orari Ue servono poco meno di 18mila nuovi infermieri mentre, purtroppo, le misure previste nella legge di stabilità 2016 non riusciranno probabilmente nemmeno a coprire l’emorragia dell’ultimo anno».

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