La Corte dei Conti della Liguria ha emesso provvedimenti nei confronti di due camici bianchi che dovranno restituire rispettivamente 389mila euro e 15mila euro

Pap test effettuati in regime privato, ma utilizzando strutture e attrezzature pubbliche, peraltro in orario di lavoro. Questa l’accusa mossa dalla sezione ligure della Corte dei Conti nei confronti di un medico che era in servizio presso l’Ospedale di Pietra Ligure, in provincia di Savona.

Il sanitario, un anatomopatologo ora in pensione, aveva un rapporto di lavoro esclusivo con l’ospedale, ma era autorizzato a svolgere attività privata in regime di “intramoenia allargata” versando quanto dovuto all’azienda.

Al camice bianco è stato richiesto un risarcimento pari a 389mila euro. Le indagini del Nucleo Antisofisticazioni dei Carabinieri, avviate nel 2009 nell’ambito di un’inchiesta più ampia, hanno evidenziato infatti che lo specialista avrebbe refertato, a partire dal 2004, quasi 5mila pap-test in regime privatistico, senza versare il dovuto alla Asl.

La difesa dell’uomo, tuttavia, ha respinto tutte le accuse, sostenendo che il medico avrebbe sempre agito nel rispetto delle regole e che comunque i fatti contestati sarebbero prescritti.

Intanto sempre dalla Liguria arriva la notizia di un’altra sanzione comminata dalla Procura contabile ai danni di un camice bianco. In questo caso si tratta di un medico di medicina generale e le fattispecie contestate  , in particolare, sono l’elevata prescrizione di medicine per ciascun assistito e il mancato rispetto delle indicazioni terapeutiche.

Per gli stessi motivi il medico nel 2012 era stato sottoposto a procedimento disciplinare dalla Asl, la quale aveva provveduto a inviare l’opportuna documentazione alla Procura contabile. Dalla successiva inchiesta è emerso che dal 2010 al 2012 la spesa farmaceutica a carico del sistema sanitario, per gli assistiti del dottore, si discostava dalla media dell’Asl sino a un +33%; una iperprescrizione, nella maggior parte dei casi irregolare, per la quale inizialmente era stato chiesto un risarcimento pari a oltre 140mila euro. La cifra successivamente è stata notevolmente ridotta, arrivando a quota 15mila euro, in quanto i giudici hanno ritenuto appropriate le prescrizioni di alcuni farmaci.

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