Eseguiti presso l’AOU Careggi i primi interventi in Italia per far fronte all’ipertrofia prostatica con iniezioni vapore acqueo

Sono stati eseguiti, nei giorni scorsi nell’Urologia diretta dal professor Marco Carini dell’Azienda ospedaliero – universitaria Careggi di Firenze i primi interventi in Italia per la riduzione della prostata con iniezioni di vapore acqueo.

“Questo trattamento innovativo dell’ipertrofia prostatica benigna – spiega il dottor Giampaolo Siena, urologo a Careggi e fra i primi chirurghi in Italia abilitato all’esecuzione della nuova tecnica – è stato sviluppato negli Stati Uniti inizialmente per curare piccole lesioni tumorali circoscritte all’interno della prostata. Successivamente il metodo innovativo si è diffuso nel 2014 in America e nel 2018 nel Nord Europa come trattamento alternativo all’intervento chirurgico di asportazione della prostata ingrossata”.

“Il vapore – prosegue Siena – viene nebulizzato nel tessuto prostatico con un ago sottilissimo attraverso una sonda all’interno dell’uretra. Qualche settimana dopo l’applicazione il volume della ghiandola inizia a ridursi con il miglioramento dei sintomi dell’ipertrofia come la difficoltà a urinare. I risultati definitivi si ottengono a distanza di 2-3 mesi dal trattamento che consente la completa sospensione dei farmaci”.

Per ora i casi da trattare vengono selezionati in base a criteri come dimensioni non eccessive della prostata, non presenza di infezioni, condizioni infiammatorie o neoplastiche.

I vantaggi per i pazienti che possono usufruire della tecnica innovativa sono notevoli. Fra questi i più rilevanti sono l’assenza di incisioni chirurgiche, la velocità della procedura (solo pochi minuti in regime ambulatoriale e in day hospital), la possibilità di evitare l’anestesia totale essendo sufficienti quella locale o una blanda sedazione.

“Il vapore – conclude Carini – produce il suo effetto termico solo nelle aree nebulizzate all’interno della prostata, i tessuti circostanti non sono danneggiati e questo riduce notevolmente le eventuali conseguenze sulla funzione sessuale. Studi pubblicati in riviste internazionali di Urologia come The Journal of Urology e Urology confermano che il miglioramento dei sintomi a 3 mesi dalla procedura si mantiene stabile a 4 anni”.

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