Durante un incontro internazionale tenutosi a Taormina è arrivata la proposta del Gimbe per rendere più efficiente il trasferimento delle evidenze

Meno pubblicazioni e più evidenze scientifiche di qualità: ecco la proposta del Gimbe per innovare il sistema di produzione e condivisione dei risultati degli studi scientifici.
La proposta del Gimbe è stata lanciata dal Presidente, Nino Cartabellotta, nei giorni scorsi a Taormina, in occasione dell’International Conference for Evidence-based Health Care Teachers and Developers.
L’evento ha riunito i massimi esperti mondiali e presentato un approccio innovativo: ‘l’ecosistema delle evidenze scientifiche’.
L’idea che sta alla base della proposta del Gimbe è quella di “produrre meno pubblicazioni e più evidenze scientifiche di elevata qualità”. Ma non solo.
Occorre anche “rendere più efficiente la produzione di revisioni sistematiche e di linee guida”  e “ridurre gli sprechi da sovra e sotto-utilizzo di prestazioni”.

All’incontro internazionale, organizzato proprio dalla Fondazione Gimbe, hanno partecipato oltre 150 rappresentanti da 24 Paesi.

“Dopo 25 anni dalla nascita dell’Evidence-based Medicine – afferma Cartabellotta – il dibattito oggi si orienta verso le reali problematiche che condizionano produzione, sintesi e trasferimento delle evidenze alla pratica dei singoli professionisti sanitari e alle decisioni relative a gruppi di pazienti o intere popolazioni”.
Il campo delle evidenze scientifiche, infatti, vede un proliferare notevole di pubblicazioni.
Troppe, forse.
In questo campo, infatti, “accanto alla inutile e costosa duplicazione di studi sia primari che secondari (revisioni sistematiche, linee guida) – dichiara Cartabellotta – persistono ampie zone grigie (assenza di evidenze) che impediscono di formulare raccomandazioni a favore o contro un intervento sanitario”.
Sussistono, tuttavia, dei buchi. Per il presidente Gimbe si tratta di “consistenti gap tra ricerca e pratica determinano esiti di salute sub-ottimali e sprechi da sovra e sotto-utilizzo di farmaci, dispositivi, test diagnostici e altri interventi sanitari”.

Come risolvere questa situazione?

La ricetta della Fondazione Gimbe è semplice.
“Analogamente a quanto accade negli ecosistemi naturali – afferma Cartabellotta – l’ecosistema delle evidenze è influenzato dagli esseri viventi”. Vale a dire, tutti coloro i quali “popolano il mondo della sanità e della ricerca con le loro competizioni, collaborazioni e conflitti di interesse”.
Ma anche, naturalmente, “dalla componente non vivente, ovvero le evidenze scientifiche attraverso i processi di produzione, sintesi e loro integrazione nelle decisioni professionali, manageriali e di politica sanitaria, oltre che nelle scelte di cittadini e pazienti”.
“In un momento storico caratterizzato dalla crisi di sostenibilità di tutti i sistemi sanitari – ha concluso Cartabellotta – è tempo di finanziare la ricerca comparativa indipendente, in grado di fornire adeguate evidenze e di smetterla di rimborsare, con il denaro pubblico, interventi sanitari di efficacia non documentata”.
 
 
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