Nel Sistema Sanitario Nazionale è sempre più frequente il ricorso ai lavoratori precari, che crescono costantemente dal 2008

Cresce il numero dei lavoratori precari nel Sistema sanitario nazionale. Dal Conto annuale del 2017 emerge che 45mila operatori sono assunti con contratti a tempo (+9% in un anno, 3.686 lavoratori precari rispetto al 2016).
Secondo il Conto annuale, gli enti del Servizio sanitario nazionale assorbono attualmente il13,3% di tutti i precari della Pubblica amministrazione.
Il maggior numero di precari a tempo determinato si registra tra gli infermieri che superano le 13.500 unità (+1.939 unità), seguiti dai medici con 9.342 contratti a tempo determinato (+390 unità).
Negli enti del Servizio sanitario nazionale si osserva negli anni una leggera tendenza all’aumento dei lavoratori precari rispetto a quelli a tempo indeterminato, che nell’ultimo anno ha raggiunto il valore massimo del 7%.

Diverse tipologie di lavoratori precari

Nel 2017 negli enti del Servizio sanitario nazionale e del comparto delle Regioni e autonomie locali si concentra il 63% delle unità annue di tempo determinato utilizzate.
Negli altri comparti della PA, il ricorso al contratto di lavoro a tempo determinato è più ridotto.
Il costo sostenuto dal Sistema sanitario nazionale nel 2017 per il personale precario presenta una crescita sostenuta e analoga a quella registrata nei due anni precedenti, raggiungendo un nuovo valore massimo nel periodo considerato.
Il costo sostenuto in sanità è sempre stato il più elevato fra tutti i comparti. Questo è dovuto sia al diverso costo unitario del personale di livello simile sia all’utilizzo in sanità di personale con una più elevata qualificazione. Si è passati da 1.121, 35 milioni di euro del 2008 a 1.396,62 del 2017.
Lavoro interinale e LSU. Solo nelle Regioni e autonomie locali e nel Servizio sanitario nazionale si fa ricorso a questa tipologia.
Nel SSN si è registrata una crescita iniziale, che ha raggiunto il valore massimo nel 2009 e a una successiva fase di contrazione che ha toccato il valore minimo nel 2013, per tornare a crescere e raggiungere il valore massimo dell’intero periodo nel 2016 e nel 2017.
Co.Co.Co. e incarichi. Il Servizio sanitario nazionale è rimasto il secondo utilizzatore di questi contratti fino al 2016.
Il costo medio di un co.co.co. nella Sanità è di 21.935 euro, superiore ai 12.965 euro degli Enti della lista S13 e ai quasi 13.899 euro corrisposti mediamente nel comparto delle Regioni e autonomie locali.

Stabilizzazioni

Per quanto riguarda le stabilizzazioni, il Servizio sanitario nazionale a partire dal 2007 è secondo solo alle Regioni e autonome locali: 26.537 stabilizzati contro i 30.869 delle Regioni.
Negli ultimi anni, sottolinea la Rgs nel Conto annuale, nonostante i numeri più bassi gli interventi di stabilizzazione hanno riguardato soprattutto il comparto della sanità e delle autonomie locali, che sono i principali fruitori del personale con contratto di lavoro flessibile.
 

Barbara Zampini

 
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