Con loro anche il titolare del laboratorio di analisi che potrebbe aver fornito ai ginecologi un esito fallace dei test necessari per verificare l’esistenza di una isoimmunizzazione materno-fetale

E’ venuto alla luce con una forma di anemia che forse poteva essere evitata. Per tale motivo due medici e il titolare di un laboratorio di analisi sono indagati per il reato di lesioni colpose. La vicenda ha origine due anni fa, con la nascita del piccolo presso l’Ospedale Ruggi D’Aragona di Salerno.
Inizialmente, come riporta la stampa locale, era finita sotto accusa solamente la ginecologa in servizio presso il nosocomio, che sottopose la mamma ai test di Coombs per verificare se fosse in corso una isoimmunizzazione (individuata successivamente come causa dell’anemia), concludendo per l’assenza di fattore di rischio.
Dopo il primo avviso di conclusione delle indagini la donna ha chiesto di essere ascoltata e ha fornito la sua versione della vicenda, spingendo il magistrato a disporre ulteriori verifiche che hanno portato all’ipotesi di condotte colpose anche nei confronti di un altro medico della struttura sanitaria del capoluogo di provincia campano e del centro diagnostico in cui erano stati eseguiti i test, che potrebbe aver fornito ai ginecologi un esito fallace degli esami traendoli in inganno.
L’isoimmunizzazione materno-fetale si verifica quando il sistema immunitario materno si attiva contro antigeni presenti sui globuli rossi fetali ed è una patologia che, non trattata, può pregiudicare la stessa sopravvivenza del nascituro. Nel caso in esame la mamma era considerata soggetto a rischio e pertanto era monitorata con esami specifici.
Il primo di tali esami avrebbe dato un esito positivo, facendo alzare la soglia di attenzione, ma nei tre successivi il riscontro sarebbe invece risultato negativo. Per la Procura potrebbe trattarsi di un errore diagnostico; in ogni caso i due medici avrebbero dovuto svolgere ulteriori controlli. I camici bianchi rischiano quindi di finire a processo.
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