Nel dibattito sulla libera professione si inserisce anche il segretario nazionale del Fp Cgil Medici, Massimo Cozza che denuncia, invece, un dato preoccupante: il 37% dei direttori di struttura che lavora in extramoenia

Mentre prosegue, animatissimo, il dibattito sulla libera professione intramoenia, la Fp Cgil Medici denuncia la crescita allarmante dei medici pubblici operanti in extramoenia: “Nel silenzio della politica, con una crescita dal 2009 al 2014 di 1.707 unità (da 5.392 a 7.099), e con il dato più preoccupante di ben 37% direttori di struttura complessa in più (da 246 a 390)” spiega il presidente Massimo Cozza.

Per dirla in parole semplici, “chi dirige i reparti ospedalieri e li dovrebbe organizzare, lavora sempre di più anche nel privato, in modo non regolamentato e concorrenziale allo stesso pubblico”.

Insomma, per il sindacalista Cozza la proposta del Governatore Rossi di abolire l’intramoenia (per eliminare liste d’attesa, tra le altre cose) rischierebbe di rivelarsi un vero e proprio boomerang e di “sviare l’attenzione dall’obbiettivo fondamentale per garantire la tutela della salute: il diritto all’accesso alle cure su tutto il territorio nazionale”. La vera priorità, sarebbe, piuttosto, “un rinnovato governo nazionale della sanità per superare le diseguaglianze regionali, in primo luogo l’abolizione delle liste di attesa e dei ticket”.

La Fp Cgil e la Cgil – ricorda ancora il dirigente sindacale – “sono state tra gli attori principali dell’accordo politico-contrattuale con il ministro della Salute Rosy Bindi, con il quale si è messa la parola fine al doppio canale tempo pieno e tempo definito, e che avrebbe dovuto riportare all’interno del solo servizio pubblico l’attività dei medici con l’istituzione della indennità di esclusività con fondi extracontrattuali, e con la possibilità della libera professione intramoenia regolamentata e trasparente”.

Ad oggi, invece, si registra il boom dell’extramoenia come rivela una elaborazione della Fp Cgil medici condotta sui dati del Conto annuale del Tesoro. Ma le cause di questo boom sono da ricercarsi in modifiche alla legge apportate successivamente alla sua formulazione originale: la normativa vigente (la legge 138 del 2004, successiva alla legge Bindi) consente “al medico pubblico – precisa Cozza – di poter optare ogni anno tra esclusività di rapporto (con facoltà dell’intramoenia) e l’extramoenia. Inoltre, la legge 189 del 2012 ha di fatto istituzionalizzato la possibilità di svolgere l’attività intramoenia negli studi privati, seppure in rete con controlli telematici. Si tratta di cambiamenti, da noi con coerenza non condivisi, che insieme con le politiche dei tagli e il congelamento della indennità di esclusività, stanno di fatto cambiando lo spirito originario con il quale avevamo condiviso con la ex ministra Bindi l’introduzione della libera professione intramoenia”.

“Il nostro sindacato in questi anni non si è limitato a lanciare l’allarme sul progressivo impoverimento del servizio pubblico, ma ha formulato proposte e portato avanti iniziative, come la campagna ‘Salviamo la Salute’, che la Conferenza delle Regioni e i diversi Governi hanno volutamente ignorato. Per questo pensiamo che il presidente della Regione Toscana, anziché promuovere slogan con soluzioni semplicistiche, pericolose per lo stesso servizio pubblico senza centrare il problema, si dovrebbe impegnare con i cittadini perché in tutto il Paese sia garantito l’accesso alle prestazioni. Su questo punto lo invitiamo ad un aperto e franco confronto, compresa a possibilità di abolire la stessa libera professione” ha concluso Cozza.

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