Termina con questa pubblicazione il capitolo delle malattie professionali ben trattato dal Collega Marmo: l’efficienza della concausa

Ecco che si conclude finalmente l’argomento generale dello studio del nesso causale delle Malattie Professionali, sia Tabellate che non. Si è trattato di più di un excursus in cui, in concreto, si è cercato di offrire a chi legge un resoconto esaustivo del quadro normativo e giurisprudenziale e della metodologia medico legale per la definizione dei casi. Mi scuso con i lettori per i continui richiami normativi, giuridici e giurisprudenziali. Ma non se ne poteva fare a meno. In Appendice all’intero Volume, ci si ripromette di esaminare in modo alquanto approfondito alcune delle tante patologie da lavoro. Per il momento, eccetto che nel caso della patologia della colonna vertebrale, che offre un esempio di trattazione per le patologie tabellate (ernia discale lombare) e per le patologie non tabellate (protrusioni discali, spondilodiscoartrosi vertebrale lombo sacrale) che vengono esaminate nell’Appendice del presente Capitolo, si è soprasseduto a fare una descrizione delle singole malattie professionali che, oltretutto, sono trattate in modo molto esaustivo in parecchi Trattati di Medicina del Lavoro. Si è preferito, quindi fino ad ora, affrontare l’argomento della metodologia medico legale per il riconoscimento delle Malattie Professionali Tabellate e non Tabellate, che offre una chiave di interpretazione utile e, direi, fondamentale ed uno strumento di lavoro sia per il Medico Legale che per il Medico del Lavoro. V’è da sottolineare, ancora una volta, che quando il Medico si trova di fronte ad una Malattia Tabellata dovrà solo verificare, in base agli elementi in suo possesso o /e a quegli ulteriori elementi che ritiene di acquisire, che la esposizione a quella determinata noxa patogena non sia stata saltuaria, aleatoria ed occasionale, ai fini di potere applicare il principio giuridico della “ presunzione legale di origine “, contro cui la prova contraria, cioè della “ non correlazione causale della infermità con l’attività lavorativa “ deve avere carattere di certezza, senza alcun ricorso a criteri probabilistici “, fermo quindi il rispetto che il Legislatore ha voluto dare al carattere di Malattia Tabellata. Quando il Medico si trova di fronte ad una Malattia non Tabellata o verificatasi oltre i termini Tabellari, invece, è il lavoratore assicurato che deve dimostrare l’origine professionale della infermità con “ prova semplice “ e non con “ ardua prova “. Il concetto apparirebbe di una semplicità estrema ma il fatto che sul tema esistono numerosissime Sentenze della Corte di Cassazione Civile – Sezione Lavoro ( riportate in buona parte nel Terzo e nel Quarto Capitolo), ci fa comprendere che non sempre questa semplicità è recepita come tale.   Nei Capitoli dedicati ai Tumori Professionali questa dicotimia metodologica sarà esaminata nei suoi punti   critici di interpretazione della dottrina, della giurisprudenza e della medicina legale previdenziale sia per l’interesse del Medico Legale che del Medico del Lavoro. In ogni caso, sia per le forme Tabellate che per le forme non Tabellate, si deve comunque seguire l’istruttoria amministrativa e medico – legale, nelle sue differenti tappe rispettivamente per le Malattie Tabellate, per le Malatte non Tabellate e per le Malattie Tabellate ma denunciate oltre i termini tabellari, così come previsto nella Lettera della Direzione Centrale Prestazioni e della Sovrintendenza Medica Generale del 18 settembre 2003 riportata nel Quarto Capitolo Prima Parte da pagina 64 a pagina 92 nella sua versione integrale. Convinto, come sono ad oltranza, sostenitore dell’importanza dell’INAIL e del ruolo fortemente positivo svolto nei confronti dei lavoratori, non ho potuto non rimarcare ancora una volta che affinchè l’INAIL svolga in pieno i suoi compiti è fondamentale che venga sempre protetto a spada tratta il suo Monopolio, come ha ribadito in più occasioni il Presidente dell’Istituto Massimo De Felice, che ha, contestualmente, esaltato il ruolo dell’Ente anche come istituzione che svolge un ‘azione fondamentale nella ricerca scientifica ed in questo anche arricchita dall’anno 2010 dai professionisti ricercatori dell’ex ISPESL confluiti in INAIL, manifestando così il pieno apprezzamento di tutte le professionalità mediche e non mediche dell’importante Istituto previdenziale, in quanto dove si fa ricerca c’è professionalità e cultura. Quindi l’ampia parte del presente Capitolo viene dedicata alla trattazione delle Malattie Professionali non Tabellate, integrando il discorso di quanto è precipuamente caratteristico delle nuove malattie da lavoro ex Sentenze della Corte Costituzionale del 1988. D’altra parte, a seguito delle Sentenze n. 179 e n. 206 del 1988 della Corte Costituzionale e dell’articolo 10 del D.lvo n. 38/2000 ( che ha recepito con testo di legge il contenuto giuridico di dette Sentenze ), del loro pieno recepimento da parte dell’Istituto anche con documenti/linee guida sullo studio del nesso causale in medicina legale previdenziale, con il passaggio quindi dal paradigma della causa diretta ed esclusiva al paradigma delle/e concausa/e efficiente/i e determinante/i, si è certo alquanto sfumata la differenza tra malattia comune e tecnopatia, ma non oltre il ragionevole, in quanto, sempre e comunque, la causa lavorativa deve essere efficiente e determinante per essere riconosciuta   come concausa dotata di dignità nella catena causale per il riconoscimento di una tecnopatia e comunque sempre correlata al rischio lavorativo o dell’ambiente lavorativo ( rischio ambientale ). Ed al riguardo, è apparso opportuno in Appendice anche effettuare un excursus circa le differenze che intercorrono tra malattia professionale e causalità di servizio, il cui istituto per i dipendenti civili dello Stato è stato abrogato nel 2011 dal Governo Monti, in quanto la caratteristica di una tecnopatia è sempre correlata al rischio lavorativo specifico che emana comunque dal mondo del lavoro, anche, senz’altro, con il riferimento al rischio ambientale, di cui si è ampiamente parlato nel Quarto Capitolo, riportando in modo integrale la relativa Sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite. Sempre in Appendice, si è ritenuto di esaminare, come si è anticipato, la patologia della colonna vertebrale, di cui non sempre gli operatori del Settore hanno contezza circa la notevole importanza del rachide nell’architettura del corpo umano, a dovere giudicare ciò da punteggi di Danno Biologico non confacenti alla fattispecie qui citata. La patologia della colonna vertebrale viene quindi trattata in modo alquanto completo per rappresentare anche qual è l’approccio metodologico sia in caso di Malattia Tabellata ( ernia discale lombare ) sia in caso di Malattia non Tabellata ( protrusioni discali lombari, spondolodiscoatrosi lombo sacrale ). Si è poi ritenuto di riportare in Appendice anche alcune Sentenze della Corte di Cassazione Penale che richiamano l’attenzione dei Medici Legali e dei Medici del Lavoro, quand’anche costoro in buona fede alterano documenti o danno interpretazione di atti, certificazioni, Cartelle Cliniche, etc. in piena libertà e cioè senza un riferimento specifico e preciso a quanto è il dato reale, obiettivo e vero del documento, alle gravi responsabilità di tipo penalistico a cui vanno incontro, ove poi non concorrono a determinare un danno più o meno grave in campo civilistico ed assicurativo ed assicurativo – previdenziale. Si preannuncia ai lettori che, essendomi reso conto che nei Capitoli, con questo stesso, già pubblicati fin qui su Responsabile Civile, si è già affrontato il tema delle Sentenze Giurisprudenziali sia per le Malattie Professionali Tabellate che non Tabellate, i prossimi due Capitoli ( il Sesto ed il Settimo Capitolo unitamente all’Ottavo e Nono Capitolo ) non tratteranno materia di mero Diritto ( normative e relativa Giurisprudenza ) ma si caleranno in prevalenza nell’argomento dei Tumori Professionali Tabellati e non Tabellati anche da un punto di vista biologico. I richiami di Genetica Medica, che costituiranno il preambolo dell’argomento anche della Oncogenesi Generale e quindi dei Tumori Professionali, saranno poi utili come Modello Biologico per comprendere quanto avviene nell’ambito delle “ malattie complesse “ ( in pratica tutte le malattie familiari e sporadiche non ereditarie ed ereditarie non secondo il meccanismo di trasmissione mendeliano ) in cui il Genoma dell’individuo, in rapporto con l’esposoma ( tutti i fattori ambientali esterni all’individuo ) concorrono, unitamente fra loro, nel determinismo di ogni malattia. E questo Modello biologico, più studiato oggi dalla Biologia Molecolare in ambito di Oncogenesi Generale, è   applicabile alle Malattie Professionali non Tabellate anche non tumorali. E, questo fatto anche – non sempre rimarcato – è poi notevole: il rapporto tra Genoma ed esposoma riguarda anche il caso delle Malattie Professionali Tabellate e dei Tumori Professionali Tabellati: dove a seconda dei casi può prevalere ora il condizionamento dell’esposoma ora il condizionamento del Genoma. Quindi nei successivi Capitoli andremo avanti per poi ritornare con la mente indietro ai precedenti Capitoli.   Tutto ciò poi ci dà conferma che la Medicina è certamente una scienza ma non esatta come può esserlo la Matematica: come abbiamo sempre tutti appreso dai nostri docenti dai banchi delle aule universitarie. E la Medicina Legale e la Medicina del Lavoro non sfuggono a questo assioma.

Dr. Carmelo Marmo

Specialista in Medicina Legale e delle Assicurazioni

DICHIARAZIONE A CURA DEL DIRETTORE DI RESPONSABILE CIVILE: “Si ricorda che il Collega Carmelo Marmo collabora con il quotidiano on line Responsabile Civile a titolo del tutto gratuito, appassionato cultore della materia ed interessato ad offrire il suo contributo alla diffusione delle conoscenze in questo ambito della Medicina Legale e della Medicina del Lavoro, senza alcuna finalità di lucro diretto o indiretto”. Leggi il quinto capitolo Leggi anche: PRIMO CAPITOLO SECONDO CAPITOLO TERZO CAPITOLO  QUARTO CAPITOLO (prima parte) QUARTO CAPITOLO (seconda parte)
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