Federazione dei medici, Ordini e Sindacati del Veneto esprimono contrarietà alla decisione del Veneto di assumere medici non specializzati per far fronte alle carenze di organico negli ospedali.

È un no corale quello che arriva dalle diverse componenti della Professione medica in risposta alla decisione della Regione Veneto di assumere – dopo un corso di formazione di 92 ore, più due mesi di tirocinio pratico – medici non specializzati per coprire ‘buchi’ di organico negli ospedali. Una decisione che oltretutto potrebbe fare da apripista a quelle analoghe di altre Regioni.

E mentre il presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli, chiede al suo omologo della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, di convocare il Tavolo congiunto istituito mesi fa proprio per discutere di materie di comune interesse, gli Ordini e i Sindacati del Veneto, ma anche quelli nazionali e l’Osservatorio Giovani professionisti della stessa FNOMCeO fanno squadra per manifestare la propria contrarietà.

“Il rimedio è peggiore del male – aveva ammonito subito Anelli – e avrà un duplice effetto negativo: quello di abbassare la qualità dell’assistenza ai cittadini e quello di precludere a questi giovani colleghi qualsiasi possibilità di carriera, impiegandoli a tempo indeterminato ma di fatto con una precarietà legata alle incertezze sull’inquadramento contrattuale e sulle modalità di copertura assicurativa. E questo in un momento in cui il Governo centrale ha aumentato i posti nelle specializzazioni”.

“Come Ordini del Veneto concordiamo con la posizione della FNOMCeO espressa dal Presidente Filippo Anelli, ed in particolare siamo contro un invio allo sbaraglio di una “manodopera professionale” a basso costo” hanno rilanciato, tutti insieme, i Presidenti degli OMCeO di Belluno, Rovigo, Treviso, Padova, Venezia, Verona, e Vicenza, che ieri hanno scritto una lettera per chiedere un incontro al presidente della Regione Zaia, in modo da avere rassicurazioni sul percorso formativo e sulla qualità dell’assistenza ai malati. A preoccupare gli Ordini veneti è soprattutto il fatto che la Delibera della Regione sulla “Assunzione e Formazione di 500 giovani laureati non specializzati” sia stata preparata e promulgata senza contattare le Università di Padova e Verona.

“Gli Ordini – sottolineano i Presidenti – ricordano che è compito fondamentale dell’Università provvedere alla specializzazione del medici neolaureati e che eventuali master e corsi post specialità da parte della Regione Veneto debbono essere preparati in accordo con le strutture universitarie e gli ordini professionali”.

“A carenze straordinarie – spiegano ancora – devono corrispondere “interventi straordinari, ma questo non giustifica la messa in discussione dei canali formativi istituzionali e la drastica riduzione del tempo di studio a vantaggio di un orario assistenziale di qualità ridotta”. Preoccupazione anche per la tutela assicurativa di questi medici, che sarebbe “tutta da inventare, visto che la loro posizione non è attualmente contemplata nel massimo storico del contenzioso medico legale, con buona pace della Legge Gelli”.

“Il problema centrale – evidenziano – è l’abbassamento della qualità dell’assistenza al cittadino in un Sistema Sanitario Regionale che ha retto essenzialmente grazie alla senso di responsabilità degli operatori”.

Analogo il giudizio che arriva dai Sindacati veneti dei medici ospedalieri ANAAO-ASSOMED, AAROI, ANPO, CIMO, FASSID, FESMED, FPCGIL medici, FVM. “Se il Pronto Soccorso è la porta d`ingresso di un ospedale – rilevano – i reparti di Medicina e di Geriatria sono da sempre quelli deputati al maggior numero di ricoveri in urgenza e spesso con letti in appoggio in altri reparti con disagi per tutti, reparti a cui serve la guida di un medico esperto perché le sue responsabilità sono pesanti e le condizioni di lavoro attuali mettono a dura prova la sua vocazione”.

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