I medici specializzandi sono stati sostanzialmente sfruttati dal sistema sanitario per tanti anni e ritengo che ciò avvenga anche oggi, nonostante l’adeguamento alle direttive comunitarie degli importi corrispostigli.

Chi ha avuto la sventura di dover usufruire dei servizi e delle competenze di un ospedale dovrebbe aver compreso che buona parte del lavoro lì svolto è opera dei medici specializzandi: molte prestazioni sanitarie, senza la loro forza lavoro, sarebbero di fatto impossibili e l’aumento della remunerazione rispetto al passato non è, comunque, rapportabile alla qualità e quantità di impegno profuso.

In passato era ancora peggio. I medici che hanno svolto la specializzazione negli anni 80/90 non solo non avevano alcuna tutela, ma la remunerazione era ridicola. Sul punto è stato affermato che non si tratterebbe di una remunerazione e, dunque, l’importo non andrebbe rapportato al lavoro svolto. Per quanto mi riguarda sono chiacchiere. La verità è che si è mantenuto in vita il comparto sanità grazie allo “sfruttamento” degli specializzandi che si sono trovati a dover eseguire ogni tipo di attività necessaria a garantire le prestazioni mediche.

Ma veniamo ad oggi; di recente, varie sentenze hanno riconosciuto la giustezza dei diritti dei quali gli ex medici specializzandi, nei vari Tribunali, hanno denunciato la violazione, ampliandone sempre più l’arco temporale. Ciò sembra stia convincendo il governo ad approntare una manovra che consenta una definizione transattiva del contenzioso.

Nel frattempo, i primi di Marzo 2016, anche la Corte d’Appello di Messina ha condannato l’Universita’ e il Miur per la non adeguata remunerazione della specializzazione medica nel periodo 1994-2006. La Corte d’Appello ha riconosciuto il diritto al risarcimento e all’adeguamento del trattamento economico dei medici per il periodo di specializzazione 1994 -2006, poiché non adeguatamente retribuito, in violazione della direttiva 93/16 dell’Unione Europea. Più in particolare e, per certi versi, innovando: – l’Università di Messina è stata condannata a rideterminare le borse di studio, sulla base del parametro dell’incremento di trattamento economico previsto dal CCNL dei medici del Servizio Sanitario Nazionale, oltre a corrispondere gli interessi su quella somma; – il MIUR è stato condannato al risarcimento del danno da liquidarsi calcolando la differenza tra il trattamento percepito e quello dovuto in base ai DPCM 2007, oltre interessi; – lo Stato dovrà versare oltre € 15.000,00, più interessi, per ogni anno di specializzazione.

La sentenza della Corte d’Appello di Messina fa tesoro, richiamandoli, di precedenti giurisprudenziali anche della Corte di Cassazione, ed è la prima in Sicilia che riconosce tale diritto ai medici specializzandi del periodo 1994-2006, unitamente al risarcimento per violazione della normativa comunitaria sulla adeguata remunerazione, con il riadeguamento del trattamento economico per mancata attuazione della normativa nazionale.

Questo importante “precedente” della Corte d’Appello di Messina, inizia a rendere giustizia al ruolo e al reale impegno degli allora medici specializzandi in anni nei quali la loro tutela era veramente minima, e si spera che possa “fare giurisprudenza”.

Avv. Fabrizio Cristadoro

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