Piera Mattioli sull’episodio del medico fiscale aggredito in provincia di Pisa: “I danni subiti  non prevedono alcuna indennità. Si stipuli convenzione prevista da atto d’indirizzo”

“Aveva suonato quel campanello più volte solo per fare il suo lavoro”. Dall’altra parte, “quel gesto è stato interpretato come un’invasione molesta in un sabato mattina di agosto con la calura a far sbarellare delicati equilibri mentali”. Così il Responsabile Nazionale dello SMI (Sindacato Medici Italiani) settore Medici Fiscali INPS, Piera Mattioli, sull’episodio del medico fiscale aggredito durante una visita in provincia di Pisa.

Non si tratta del primo episodio in Italia, sottolinea Mattioli, ricordando come il professionista dell’Inps abbia iniziato la giornata facendo il suo mestiere per poi finirla al pronto soccorso. “Episodi come questo descritto sottolinea la referente del Sindacato –  avvengono quotidianamente e vanno dalle lesioni fisiche alle aggressioni verbali”. I danni subiti  non prevedono alcuna indennità. Peraltro in tali casi i medici fiscali, assentandosi dal lavoro per lunghi periodi, non percepiscono alcun reddito.

“Il collega di Pisa (come tutti gli altri colleghi) non potrà usufruire di nessuna tutela che dovrebbe essere riconosciuta ad  ogni lavoratore – continua Mattioli -. Sarà dimesso dal Pronto Soccorso con una prognosi che prevede giorni di malattia per il recupero dello stato di salute dopo l’aggressione”.

“Al medico non sarà riconosciuta nessuna indennità di malattia anche s’è stato aggredito durante lo svolgimento dell’attività lavorativa  trattandosi, quindi,  di infortunio sul lavoro. Non gli sarà riconosciuto alcun indennizzo perché l’Inps non ha mai provveduto, in 30 anni, ad assicurare i medici fiscali  contro i danni da  responsabilità professionale verso terzi e contro gli infortuni subiti a causa od in occasione dello svolgimento dell’attività professionale”.

“Il  medico fiscale  di Pisa, sottolinea ancora l’esponente dello SMI – rimarrà a casa per la convalescenza, ma dovrà recuperare in fretta il suo stato di salute”.

Dovrà “tornare al più presto possibile al lavoro per controllare quei lavoratori che hanno diritto all’indennità di malattia, ad indennità in caso di  infortunio sul lavoro, alle ferie, alla maternità etc.”.

Per contro il dottore “non ha diritto a nulla di tutto ciò”. Quindi “sarà costretto a continuare a produrre reddito, magari per poter curare gli esiti dell’aggressione, e anche se non proprio in forma smagliante, dovrà affrettarsi a rimettersi in macchina, suonare ad un’abitazione e magari trovarsi di fronte ad un’ennesima aggressione”.

Per lo SMI non si può continuare a far finta che il problema non esista. La situazione, per i medici fiscali, potrebbe trovare parzialmente soluzione in una  legge  in vigore da più di  un anno. Infatti, l’Atto d’indirizzo del 2 agosto 2017, approvato dal Ministro del Lavoro di concerto con il Ministro della PA e della Salute, indica le linee guida per la stipula della convenzione  tra l’Inps e i medici fiscali. Questa si sarebbe dovuta stipulare entro il 31 agosto 2017 ma non ancora siglata.

Tra le altre cose l’atto prevede che la convenzione disciplini le assenze per malattia e gravidanza e le assenze non retribuite. “Occorre, per questo, quanto prima stipulare la convenzione – conclude Mattioli – e  giungere in tempi rapidi ad un accordo collettivo nazionale che stabilizzi e tuteli i medici fiscali”.

 

Leggi anche:

AGGRESSIONI AI PROFESSIONISTI SANITARI, DAL GOVERNO VIA LIBERA AL DDL

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui