Secondo gli infettivologi l’impossibilità di prevedere la malattia rende ancor più necessario il ricorso al siero, soprattutto nell’infanzia

Nessun evento inatteso o anomalo. Per la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali i recenti casi di infezione invasiva meningococcica verificatisi in Italia – a partire dalla giovane ragazza romana deceduta per una meningite fulminante al rientro dalla Giornata mondiale della Gioventù svoltasi in Polonia – non configurano una particolare emergenza.

La SIMIT tuttavia ribadisce con forza la propria posizione in favore di una rapida e generalizzata attuazione nei bambini di quanto previsto dal piano vaccinale nazionale 2016- 2018 in merito alla vaccinazione sia contro il meningococco di sierogruppo B, sia contro i meningococchi di sierogruppo ACWY.

Le infezioni invasive meningococciche (meningiti e sepsi) – spiegano gli infettivologi – sono causate da un batterio molto diffuso, Neisseria meningitidis, che viene ‘trasportato’ da persona a persona per via aerea. Circa il 10% degli adolescenti e dei giovani adulti ne è correntemente portatore e nel corso della vita la grande maggioranza della popolazione lo ospita almeno transitoriamente.

Solo una ridottissima parte di queste colonizzazioni si trasforma in infezioni invasive; ciò avviene in persone predisposte geneticamente o comunque in situazioni particolari. A oggi non è possibile prevedere chi potrà ammalarsi e chi no; proprio per tale motivo risulta ancor più importante la vaccinazione nell’infanzia, la fascia d’età più colpita, anche al fine di prevenire le infezioni invasive nella seconda fascia d’età più colpita, composta da adolescenti e i giovani adulti.

“Tra il 2012 e il 2015 – afferma Massimo Galli, Ordinario di malattie Infettive presso l’Università di Milano e Vicepresidente Nazionale SIMIT – sono stati registrati annualmente in Italia meno di tre casi per milione di abitanti. Una modesta tendenza all’incremento (da 2,3 per milione nel 2012 a 2,8 nel 2015) è da attribuire principalmente all’incremento di casi osservato in Toscana (dati Epicentro, ISS). L’epidemia in Toscana è sostenuta da un particolare ceppo (cc11) del meningococco di sierogruppo C. La Regione Toscana ha di conseguenza promosso una campagna vaccinale estesa gratuitamente, su richiesta, alle persone di età compresa tra i 20 e i 45 anni.

“Va comunque sottolineato – prosegue Galli – che il meningococco di sierogruppo B, da molto tempo prevalente nel nostro paese e contro il quale è stato più complesso approntare un vaccino efficace, ora finalmente disponibile, è tuttora il più frequentemente isolato in Italia in pazienti con infezioni invasive. Per quanto rare, le infezioni invasive meningococciche sono eventi drammatici, non infrequentemente mortali e causa di sconcerto e di profondo dolore per la repentina perdita di giovani vite. L’utilizzo razionale degli strumenti vaccinali – conclude l’esperto – rappresenta un passo fondamentale per prevenirle e in prospettiva ridurne ulteriormente l’incidenza”.

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