Si può morire di lavoro, lo sancisce la Cassazione con la condanna dell’Asp di Enna, considerata responsabile del decesso di un tecnico di radiologia

La Cassazione ha emesso una sentenza storica in ambito di giurisprudenza sanitaria, in cui ha ritenuto l’Asp di Enna responsabile del decesso di un tecnico di radiologia. Per gli Ermellini, quindi, c’è una forte correlazione tra condizioni di lavoro, sicurezza delle cure e integrità psico-fisica dei lavoratori e, morire di lavoro, purtroppo, si può.
Prolungati e stressanti turni lavorativi sono infatti associati ad un rischio doppio di patologie cerebrovascolari, compreso l’infarto, e ad una maggiore incidenza di tumori, secondo una qualificata letteratura scientifica.
La condanna della Corte di Cassazione riguarda una una prassi che l’Anaao Assomed, l’Associazione dei Medici e Dirigenti del Ssn, definisce “comune” nelle aziende sanitarie, “specie negli ultimi anni e non solo nel meridione, quale “la violazione reiterata e sistematica dei limiti legali e contrattuali dell’adibizione del dipendente ai turni di pronta reperibilità, e di guardia notturna e festiva, e della durata dell’orario di lavoro”.
L’Anaao Assomed ha infatti chiesto a tal proposito alla Commissione europea la riapertura della procedura di infrazione poiché la violazione continua anche dopo l’entrata in vigore della direttiva europea.
Secondo il sindacato, non è “accettabile riversare sui dipendenti tutto l’onere di garantire le prestazioni sanitarie ai pazienti”, evadendo l’obbligo di adottare le misure necessarie a tutelare la loro integrità fisica.
E attacca: “Con l’alibi di dover assicurare la regolarità del servizio per i cittadini, il ‘superlavoro’ oltre i limiti fissati da leggi e contratti è diventato il perno dell’unico modello di organizzazione del lavoro ritenuto possibile, quello fondato sulle deroghe e, in loro assenza, sulla illegittimità e sull’arbitrio, a dispetto delle conseguenze in termini di insorgenza di patologie, anche mortali, nei lavoratori”.
La sentenza è la migliore risposta a quanti si preparano a chiedere, in vista del rinnovo del CCNL, un uso intensivo e senza limiti del tempo lavoro dei professionisti, scontando la carenza presente e futura di medici come un dato ontologico della sanità italiana”, conclude l’Anaoo-Assomed.
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