La famiglia di una donna morta per una sepsi urinaria nel 2009 ha ricevuto un milione di euro di risarcimento danni dalla Ausl. Ecco cosa è accaduto

Si era sottoposta a un intervento di rimozione di calcoli renali all’Ospedale Maggiore di Bologna ed era morta – a soli 37 anni – per una sepsi urinaria. A distanza di nove anni, per il decesso di questa madre di tre figli morta il 14 ottobre 2009, i giudici del Tribunale civile hanno stabilito un risarcimento da un milione di euro da corrispondere ai figli della donna.

La vicenda

La vittima, una donna riminese, N.S., si è ricoverata al Maggiore per un semplice intervento di rimozione di un calcolo renale.

La 37enne soffre di infezioni urinarie, documentate da esami fatti poco prima del ricovero.

Ma la sua salute è buona. Tutto sembra filare liscio durante l’intervengo, ma i problemi iniziano subito dopo il rientro in reparto.

La donna accusa dei malori e viene trasferita in terapia intensiva. La diagnosi è chiara: sepsi urinaria.

In base alla ricostruzione degli esperti nominati dal giudice, solo in quel momento inizia la terapia antibiotica. Troppo tardi forse, perché il quadro clinico della donna peggiora velocemente, fino a 17 ottobre quando la donna muore per la sepsi urinaria che l’ha colpita.

La famiglia sporge subito denuncia, ma il processo penale vede l’assoluzione dei medici

La vicenda, però, non si chiude lì.

Il legale della famiglia, l’Avv. Saverio Bartolomei, fa partire una causa civile contro l’Ausl.

La perizia effettuata dagli esperti nominati stabilisce una serie di errori medici.

“A dispetto di un’anamnesi positiva per infezioni alle vie urinarie – si legge nella perizia – i sanitari non hanno eseguito indagini tese a escluderne una in atto, limitandosi a una profilassi preoperatoria di routine”.

Insomma, una terapia antibiotica andava effettuata prima dell’intervento, e non dopo.

Un’accortezza che non avrebbe causato la sepsi urinaria che ha ucciso la donna.

Il Tribunale parla infine “del dolore e della sofferenza provocati dalla perdita della persona cara”. Tutti elementi che hanno portato il Tribunale a stabilire il maxirisarcimento a favore dei familiari della 37enne.

 

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