La risposta è si, la morte si poteva evitare. E’ una storia che lascia un po’ di amaro in bocca e che è ben rappresentata nella ctp che si allega.
Da ciò che si legge nella documentazione sanitaria sembra esserci stato un piccolo deserto assistenziale dove si sono sottovalutati i rischi del quadro patologico di esordio e della sua evoluzione.
Per i medici forensi si pubblica questa relazione per evidenziare i contenuti essenziali che ogni medico valutatore deve esporre sempre nelle proprie consulenze per il magistrato:
- Criticità dell’assistenza medica;
- Giudizio controfattuale, ossia quel percorso alternativo terapeutico che avrebbe avuto serie chances di cambiare il decorso della malattia.
Da evitare, ove possibile, le critiche che non hanno valenza causale sull’evento lamentato dagli attori che nel caso de quo sono state citate solo per rappresentare meglio la negligenza dei sanitari.
Degne di nota sono le epicrisi riportate nel corso della perizia con l’obiettivo di evidenziare, durante il percorso terapeutico, le varie criticità dell’assistenza.
Risulta importante, quando si tratta di decessi e quando non sia stato effettuato un riscontro diagnostico, fare delle ipotesi scientificamente valide della causa di morte in quanto il giudizio controfattuale si costruisce anche su tale ipotesi. Ma non solo, l’ipotesi dei ctp attorei, quando supportata non da “teorie” che hanno il sapore di “apodittico” ma da evidenze scientifiche tratte dagli atti di causa, permette di poter valutare con logicità probabilistica il nesso di causa tra l’eventuale inadempimento dei sanitari e il danno subito dal paziente e lamentato dagli attori/eredi.
Tale ultimo argomento spesso è il vulnus di svariate consulente di ufficio e di parte in quanto le accuse o le giustificazioni si sostengono su considerazioni (ricostruzioni eziologiche) apodittiche e senza valenza causale accertabile.
Non sarebbe male una partecipazione dei lettori medici forensi.
Dr. Carmelo Galipò
(Pres. Accademia della Medicina Legale)
