I medici credevano fosse una polmonite e lo avevano dimesso, ma era in atto una dissezione aortica che poco dopo le dimissioni lo ha ucciso

Sono trascorsi tre anni dal decesso di L.P., il 14enne morto per una dissezione aortica scambiata per una banale polmonite all’ospedale di S. Omero.

Il ragazzino, morto nell’aprile del 2015, era spirato poco tempo dopo essere stato portato all’ospedale di Giulianova, dove era giunto in condizioni disperate.

Nel presidio precedente, scambiarono la dissezione aortica di cui era vittima per una polmonite.

Ora, dinanzi al giudice Flavio Conciatori, si sta svolgendo il processo ai due medici dell’ospedale Val Vibrata di S. Omero che devono rispondere di omicidio colposo.

Il giudice ha intanto disposto una super perizia. L’incarico sarà affidato nella prossima udienza fissata per il 12 giugno per fare chiarezza sul caso del 14enne morto per una dissezione aortica.

I medici a processo sono il sanitario del pronto soccorso che visitò il ragazzino e la radiologa che si occupò del referto. I due professionisti sono accusati di non aver monitorato correttamente il 14enne, e di non aver valutato in modo adeguato il quadro clinico del ragazzo.

Al 14enne fu infatti diagnosticata una polmonite mentre era in corso una dissezione aortica.

I due sanitari sono finiti a processo in seguito alla perizia affidata dalla Procura all’indomani dell’autopsia e redatta dal professor Bruno Turinetto e dalla dottoressa Donatella Fedeli.

Questa aveva escluso ogni responsabilità sia a carico dell’equipe del 118 che dei medici del presidio ospedaliero di Giulianova, che avevano preso in carico il ragazzo quando ormai le sue condizioni erano disperate.

Questo ha fatto sì che venissero individuate forti responsabilità a carico dei medici di S.Omero.

Secondo la perizia, infatti, se ci fosse stata una corretta diagnosi la rottura dell’aorta così come avvenuta non si sarebbe quasi certamente verificata e il ragazzo si sarebbe molto probabilmente salvato.

Sarebbe quindi stato sottovalutato il quadro sintomatologico del giovane sia da parte del medico del pronto soccorso, che aveva pensato a una polmonite, che da parte della radiologa che avrebbe male interpretato il radiogramma, formulando così un referto incompleto.

Ieri mattina sono stati ascoltati diversi testi dell’accusa e della difesa. La famiglia del ragazzino, assistita dagli avvocati Paolo Foresta, Aldo Ambrogi e Piero Davide Sarti, si è costituita parte civile.

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