Voleva perdere peso, invece, ha perso la vita. Grazia Maria Bresolato, 42enne di Vigonovo (Venezia), è morta nel novembre del 2013 dopo essersi sottoposta ad un intervento di bypass gastrico al Policlinico “San Pietro di Ponte” a Bergamo.

La donna è deceduta una settimana dopo intervento a causa di una emorragia interna che non le ha lasciato scampo. La Bresolato, madre di un bambino di 4 anni, dopo il parto aveva raggiunto il peso di 110 chili, un peso che la donna  42enne non riusciva ad accettare. Dopo un consulto con uno specialista di Rovigo, la vigonovese decide di andare sotto ai ferri al “San Pietro di Ponte” di Bergamo.

L’operazione, avvenuta il 22 novembre 2013, sembra essere andata a buon fine. Dopo 4 giorni, infatti, la donna è stata dimessa ed potuta tornare nella sua casa  di Vigonovo. Il 28 novembre, dopo due giorni dalle dimissioni dell’ospedale, Grazia Maria accusa il primo malore. Preoccupata, la donna telefona alla guardia medica la quale le consiglia di prendere un analgesico per tamponare il dolore. Niente da fare, le si alza la febbre. Dopo poco tempo, la signora Bresolato viene trasportata d’urgenza all’ospedale di Dolo. Nel tragitto al nosocomio la donna perde conoscenza e arriva all’istituto sanitario in codice rosso. Grazia Maria muore il giorno dopo, all’alba, dopo vari tentativi e trasfusioni di sangue.

Il consulente della Procura ha escluso la  responsabilità da parte dei sanitari che hanno avuto in cura la donna a Bergamo, fatta eccezione per il radiologo dell’ospedale di Dolo. Quest’ultimo, infatti, è sotto accusa per la morte della donna. Grazia Maria, secondo la Procura, poteva salvarsi se il medico si fosse accorto in tempo, leggendo la Tac, di una complicanza dell’operazione di bypass. Solo da una seconda Tac, eseguita circa cinque ore dopo l’arrivo in ospedale, era emersa una lesione al tratto operato ed era stato disposto l’intervento d’urgenza. Purtroppo, troppo tardi.

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