I sindacati scendono in campo a sostegno del personale dell’ospedale

Non si placano le polemiche sul caso Nola. Ieri, dopo la sospensione di tre dirigenti dell’Ospedale Santa Maria della Pietà si è levato un coro di solidarietà nei confronti del personale sanitario in servizio presso il nosocomio, costretto a lavorare in condizioni critiche, come testimoniato dalle immagini dei medici intenti a prestare soccorso e cure ai pazienti distesi a terra per mancanza di posti letto e barelle.
Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha definito ‘eroi’ i camici bianchi e gli operatori del Pronto soccorso nolano chiarendo che quanto avvenuto evidenzia un problema di natura organizzativa che investe direttamente l’Ente Regione. In Campania, infatti, sono troppi gli accessi ‘inutili’ ai presidi di prima emergenza, come evidenzia la bassa percentuale di ricoveri rispetto ai cittadini che si presentano in Pronto soccorso. In altri termini si va in Pronto soccorso per farsi visitare senza che vi siano i presupposti dell’emergenza urgenza.
Anche il Governatore De Luca, dopo aver chiesto la testa dei responsabili, rei di non aver avuto prontezza e capacità organizzativa per gestire l’emergenza creatasi nei giorni di festa, ha chiarito dai microfoni di Radio Kiss Kiss che saranno chiamati a rispondere i responsabili e non chi “ha cercato di fare l’impossibile per dare una mano ai pazienti riversatisi nel pronto soccorso”.
Il Presidente della Regione, tuttavia, è stato bersaglio di duri attacchi da parte delle forze politiche di opposizione e del mondo dell’associazionismo sindacale. Il CIMO ha dichiarato lo stato di agitazione dei medici dipendenti della regione Campania nei confronti di chi deve prevenire e programmare ma, soprattutto, assumersi le vere responsabilità di una gestione fallimentare della sanità regionale. “Certamente – evidenzia il Vice presidente, Guido Quici – il Governatore campano è costretto a confrontarsi con questo tipo di sanità solo da pochi mesi ereditando una sanità allo sfascio, ma è da irresponsabile scaricare le colpe su chi lavora in trincea senza mezzi idonei e senza veri poteri decisionali”.
Sulla stessa linea il Sindacato Medici Italiani, che per mezzo del responsabile nazionale della dirigenza medica, Andrea Dominijanni, parla di una situazione ‘grottesca’ e ribalta le richieste di De Luca invocando il ‘licenziamento’ del Governatore. “Con i tagli smantellano la sanità e poi chiedono la testa dei medici che sono costretti a lavorare in condizioni disastrose – afferma Dominijanni – Fuori la malapolitica dalla sanità pubblica, servono risorse e riorganizzazione dei servizi, più personale e più managerialità, non piani di rientro e sospensioni sacrificali di medici che operano con grande spirito di servizio”.
Contro la gestione della sanità regionale è intervenuta anche Ugl Sanità. “A Nola – evidenzia il segretario nazionale, Daniela Ballico – medici e infermieri hanno fatto il proprio dovere. Invece le responsabilità per non aver saputo prevedere e gestire in anticipo un naturale sovraffollamento di un pronto soccorso durante il periodo delle feste è una questione organizzativa che va attribuito al livello apicale. Se non trattiamo i malati – prosegue Ballico – siamo passibili di procedimento penale per omissione di soccorso. Se li appoggiamo a terra siamo passibili si licenziamento per danno all’immagine dell’azienda: in Campania c’è un problema organizzativo che va al più presto risolto per il bene di tutti, dei cittadini e degli onesti lavoratori”.
“Dura nei confronti di De Luca la posizione dell’Anaao Assomed.”In preda ad un riflesso pavloviano – afferma il segretario nazionale, Costantino Troise – ed incapace di attuare soluzioni, il governatore, nudo davanti alle proprie responsabilità, non trova di meglio che giocare allo scaricabarile, confondendo cause ed effetti, responsabilità cliniche e gestionali, potere di organizzazione e compiti amministrativi. Nella peggiore tradizione, il plenipotenziario della sanità campana si autoassolve, mostra i muscoli, istruisce processi sommari di cui anticipa la sentenza ed invece di inviare personale e letti, avvia il valzer degli atti e delle carte, rigorosamente lontano comunque dai palazzi di S. Lucia o dal management che ha scelto. Tentando di scaricare le inefficienze politiche e gestionali su chi, in trincea, con le scarse risorse assegnate, garantisce, tutte le notti e tutti i giorni dell’anno, senza mai chiudere i cancelli della fabbrica, la esigibilità di un diritto tutelato dalla Costituzione. Presidiando l’unica porta che la sottrazione progressiva ed inesorabile di risorse umane ed economiche alla Sanità pubblica lascia aperta per garantire il diritto alla cura. In che condizioni e con quali sacrifici per pazienti ed operatori, è sotto gli occhi di tutti”.

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