Una negligenza è costata un mese di carcere a un medico che non si era accorto della cancrena in corso su una anziana paziente

Non si era accorto della cancrena che è costata un’amputazione a una sua paziente il medico condannato a un mese di carcere a Padova.
Tutto era iniziato con un semplice taglietto sotto il piede non curato a dovere. La paziente, una 86enne in cura dal medico Agostino Corsini, 67 anni, si era recata dal professionista per una visita.
Il medico ha sottovalutato gravemente l’entità della ferita, che ha poi causato pesanti conseguenze.
L’accusa, per Corsini, è di lesioni personali gravissime.
Ed è con questa che è stato condannato dal giudice Beatrice Bergamasco a un mese e 10 giorni di carcere con la condizionale.
La sua colpa, secondo il pm Marco Peraro, sarebbe di “non aver adeguatamente inquadrato la sintomatologia presentata dalla paziente (grave arteriopatia obliterante degli arti inferiori, presentatasi all’inizio con necrosi del primo dito del piede sinistro e progressivamente estesasi al secondo dito e all’avampiede) e quindi nel non aver inviato la stessa a una struttura adeguata e specialistica in grado di far fronte quanto più precocemente possibile all’evoluzione del quadro clinico”.
Ma andiamo ai fatti. Tutto inizia a gennaio 2011.
La nipote dell’anziana, che dal 2007 viveva in casa di riposo, si accorge del piccolo taglio sotto la pianta del piede sinistro della zia.

La nipote richiede immediati chiarimenti al personale della struttura, che la tranquillizza sostenendo che la pelle dell’anziana sia così sottile da essersi tagliata magari solo toccando la sedia a rotelle.

La ferita però con il passare dei giorni peggiora sensibilmente.
A quel punto i familiari della anziana interpellano il dottor Corsini, senza ottenere risposta. Il taglio in breve tempo si è infettato, e la donna inizia a lamentare fortissimi dolori anche alla gamba sinistra.
Il 25 febbraio l’anziana viene finalmente visitata da Corsini, ricevendo solo rassicurazioni: il medico non si era accorto della cancrena.
La situazione precipita il 7 maggio 2011, quando i nipoti vengono contattati dalla casa di riposo, che annuncia il ricovero della signora in ospedale.
Ed è lì, in ospedale, che la famiglia apprende come la ferita sotto al piede, infettandosi, avesse innescato una cancrena e una setticemia.
Non si poteva più attendere: la gamba sinistra viene quindi amputata con la massima urgenza.
Le carte della Procura che hanno portato alla condanna accusano il comportamento negligente del dottor Corsini.

La sua condotta, scrivono i giudici, ha causato alla paziente “un danno ischemico miocardico da ipoperfusione, avvenuto durante la fase acuta dello choc settico e per la scarsa idratazione non adeguatamente corretta presso la casa di riposo dove domiciliava”.

Nei giorni successivi alle dimissioni la donna viene ricoverata dai parenti in un’altra casa di riposo, la stessa dove poi morirà nell’ottobre 2011 per altre complicazioni indipendenti dall’episodio.
Il medico dovrà ora anche risarcire nel procedimento civile i parenti della donna, assistiti dall’avvocato Antonio Marchesini.
 
 
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