La paziente era finita in sala operatoria per un intervento in laparoscopia per cisti ovarica sinistra ma sarebbe stata operata all’ovaio sbagliato

Una donna di 50 anni ha avviato una causa civile nei confronti di un ospedale toscano per un presunto caso di malasanità. Ricoverata nell’aprile del 2017 per una cisti ovarica, la paziente, secondo quanto denunciato, avrebbe poi scoperto di essere stata operata all’ovaio sbagliato.

La vicenda è riportata dal Corriere Fiorentino. La signora accusava dei dolori all’addome. Un’ecografia aveva rilevato la presenza di una cisti ovarica. Da qui il ricovero nel reparto di ginecologia per un’operazione in laparoscopia. I medici – come riporta il quotidiano del capoluogo toscano –  prevedevano l’asportazione dell’ovaio sinistro ed eventuale salpingectomia destra, ovvero l’asportazione della tuba. Questo, almeno, è ciò che avrebbe autorizzato la paziente attraverso il consenso informato.

Nel diario operatorio viene scritto che nell’ovaio destro “c’è una formazione cistica a contenuto emorragico”. Circostanza, questa,  poi smentita dall’esame istologico, che avrebbe evidenziato solo una cisti, ma non a contenuto emorragico. L’equipe avrebbe quindi deciso di “procedere alla rimozione dell’ovaio destro e alla rimozione della tuba sinistra”. L’ovaio sinistro, invece, sarebbe stato lasciato “in situ”.

Nei giorni successivi, tuttavia, la malcapitata avrebbe continuato ad avvertire dolori al fianco.

Nonostante le rassicurazioni del personale medico, gli esami del sangue effettuati a maggio avrebbero evidenziato un marker tumorale alto. Il ginecologo della donna avrebbe quindi prescritto una Tac con mezzo di contrasto dalla quale sarebbe emersa la formazione nell’ovaio sinistro.

Veniva quindi programmato un nuovo intervento, svolto in un’altra struttura per l’asportazione. L’esame istologico escludeva la neoplasia e l’operazione riusciva perfettamente. La donna a quel punto voleva vederci chiaro e chiedeva una consulenza.

I professionisti interpellati avrebbero quindi evidenziato l’errore commesso in occasione del primo intervento. Secondo la loro ipotesi la donna sarebbe stata operata all’ovaio destro nonostante gli esami preparatori non rivelassero alterazioni.

Da qui l’azione legale intentata nei confronti dell’azienda ospedaliera. Dalla cartella clinica sarebbero emerse alcune lacune relative alla condotta dei medici e alle procedure impiegate. Il tentativo di mediazione, tuttavia, sarebbe fallito. La struttura sanitaria, infatti, avrebbe sostenuto il corretto operato dei propri camici bianchi affermando, invece, che l’errore sarebbe stato commesso in occasione del secondo intervento. La parola, ora, spetta al Giudice civile.

 

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