I camici bianchi sono accusati dalla Procura di aver ritardato il parto cesareo di un bimbo, morto poche ore dopo la nascita

Rischiano di finire a giudizio quattro medici in servizio presso l’Ospedale Careggi di Firenze nell’ottobre del 2017. I sanitari sono indagati per la morte di un neonato, deceduto poco dopo essere venuto al mondo. Una tragedia che, secondo la Procura, sarebbe da imputare alla decisione tardiva dei camici bianchi di intervenire con un parto cesareo.

Secondo quanto ricostruito all’epoca del fatto da Repubblica, il decorso della gravidanza della mamma non aveva presentato complicazioni. Non c’erano, in particolare, preclusioni allo svolgimento di un parto naturale. Tuttavia, la rottura del sacco amniotico, dopo diverse ore di travaglio, avrebbe rivelato un colore del liquido poco rassicurante. Da qui la decisione del personale di trasferire la donna in sala parto.

Solo dopo altre due ore, in mancanza di un avvicinamento spontaneo alla fase espulsiva, i medici avrebbero deciso di effettuare il taglio cesareo.

Un ritardo che per il pubblico ministero sarebbe stato alla base dell’ipossia che avrebbe causato danni cerebrali irreversibili per il bambino.

Nonostante la regolarità dell’intervento, il neonato avrebbe subito mostrato problemi di reattività. Poi sarebbe subentrata una acidosi metabolica, che avrebbe alterato in modo serio l’equilibrio del suo organismo, provocando tra l’altro anche alcune emorragie agli organi. Ci sarebbero stati anche i segni di compromissione cerebrale. A nulla è valso il ricovero in terapia intensiva. Il bimbo è morto ad appena 30 ore dalla nascita.

L’inchiesta, aperta dopo la denuncia presentata dal padre, si è conclusa con la richiesta di rinvio a giudizio dei medici, ma – come riporta oggi la Nazione – gli esiti del procedimento potrebbero variare in seguito all’incidente probatorio richiesto dai difensori degli indagati. La domanda avrebbe ottenuto l’assenso del pm e neppure i genitori del piccolo si sarebbero opposti.

Il gup si è comunque riservato la decisione alla prossima udienza. Il confronto avrebbe l’obiettivo di ricostruire le ore di degenza della gestante presso la struttura sanitaria.

 

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