Regolamentare il parto in casa e approfondire le cause della morte di Erica Collu, sono queste le due richieste di Antonio Chiantera, segretario Agoi.

Antonio Chiantera, segretario nazionale dell’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (Agoi) avanza due richieste al Ministero della Salute. Due “azioni non differibili, delle quali anche i ginecologi italiani condividono l’importanza e l’urgenza, anzitutto a tutela della salute delle donne e dei neonati”.
La prima è che sia effettuato “un approfondimento sulle cause della morte per setticemia della signora Erica Collu”. La donna era morta a seguito di parto a domicilio avvenuto in provincia di Cagliari.

Regolamentare il parto in casa

La seconda, è che venga effettuata “una regolamentazione dedicata, più dettagliata e cogente, sull’intera materia del parto in casa”.
Le richieste arrivano a seguito delle interrogazioni erano presentate dalla senatrice Laura Bianconi, presidente di Alternativa popolare-Centristi per l’Europa al Senato, e dall’onorevole Benedetto Francesco Fucci, membro della Commissione XII della Camera dei Deputati.
“Nel momento in cui consentiamo di eseguire a domicilio una procedura delicata come il parto”, ha aggiunto Chiantera, “non possiamo accettare che chi lo fa riceva minori garanzie”.
“È indispensabile che il Legislatore provveda a un’attenta regolamentazione di questa materia”, prosegue Chiantera. E propone che, dal punto di vista delle ispezioni e dei controlli, il domicilio in cui è avvenuta la morte della donna “venga trattato alla stessa stregua di un ospedale”.
Così da “raccogliere una casistica sugli inconvenienti che possono occorrere, utile a definire disposizioni e linee guida il più efficaci possibili anche in termini di prevenzione”, conclude Chiantera.

Parto in casa in Italia

Ad oggi, in Italia solo alcune Regioni hanno una legge specifica per il parto a domicilio, che prevede tra l’altro un parziale rimborso delle spese sostenute.
Si tratta di Piemonte, Emilia Romagna, Marche e Lazio, a cui si aggiungono le province autonome di Trento e Bolzano.
Nel resto dell’Italia le partorienti possono avvalersi dell’assistenza di ostetriche, facendosi carico dei costi.
 
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