In America è stata recentemente autorizzata la prima pillola elettronica per limitare il fenomeno della non aderenza alle cure

L’ultima frontiera della medicina digitale è la pillola elettronica e arriva direttamente dagli States.
La Food and Drug Administration ha approvato la versione digitale di un antipsicotico, l’Abilify. Una misura 2.0 per cercare di limitare il fenomeno della non aderenza alle cure che provoca un costo sanitario e sociale pari a 100 milioni di dollari ogni anno.

Come funziona la pillola elettronica?

La pillola elettronica non è nient’altro che un farmaco che al suo interno contiene un sensore. Un chip che avvisa il medico – e fino ad altre quattro persone autorizzate – se e quando il paziente assume la medicina.
Il sensore viene attivato dagli acidi gastrici dello stomaco in un arco di tempo che va dalla mezz’ora alle due ore dopo l’assunzione. Una volta attivato trasmetterà un messaggio ad un cerotto applicato sulla cassa toracica del paziente. Massaggio che viene inviato al medico e ai familiari.
Il chip non è dannoso per la salute dei pazienti. Grande come un granello di sabbia, composto da rame, silicio e magnesio viene eliminato con le normali funzioni corporee.
Oltre ai dati sull’assunzione della pillola elettronica, il sensore invia anche un report sull’attività fisica svolta quotidianamente dal paziente.
La pillola è realizzata dagli stessi produttori di Abilify, in collaborazione con ‘Proteus Digital Health‘, l’azienda che ha creato il sensore.

Gli (altri) strumenti della medicina digitale

La pillola elettronica è solo l’ultima frontiera della medicina digitale, che sta prendendo piede in tutto il mondo.
In Italia tra le ultime innovazioni ricordiamo l’sms dal farmacista, che avvisa i pazienti di assumere la terapia prescritta.
Le novità più high-tech giungono però dall’America.
AiCure è un sistema di riconoscimento facciale con cui i pazienti documentano l’assunzione dei farmaci. Testata a Los Angeles e Illinois sta dando risultati positivi nel trattamento di pazienti affetti da tubercolosi e schizofrenia.
In Florida si sta invece testando un altro sensore ingeribile ID-Cap con oppioidi, farmaci per la cura dell’H.I.V. e altre terapie. A differenza del sensore inserito nella pillola elettronica che ha bisogno del cerotto per trasmettere il messaggio, ID-Cap genera un segnale radio a bassa potenza captato da un lettore indossato al collo – allo studio anche la versione più ergonomica da attaccare al cinturino dell’orologio o alle custodie per i cellulari.

Una rivoluzione controversa

L’approvazione della prima pillola elettronica e la sperimentazione degli altri strumenti sta sollevando non pochi dubbi, soprattutto a carattere etico riguardanti la privacy del paziente.
Il medico curante che prescrive Abilify può – infatti – accedere direttamente ai dati senza il consenso del paziente, che è invece richiesto nel caso i familiari o le altre persone autorizzate vogliano accedere ai dati.
Gli sviluppatori hanno cercato si salvaguardare in parte la privacy del paziente con la possibilità di decidere in un secondo momento di autorizzare o meno l’accesso ai dati.
Il Dottor Peter D. Kramer, famoso psichiatra autore del volume “Listening to Prozac”, avverte sui pericoli della medicina digitale, sull’eventuale potere coercitivo che potrebbe avere sui pazienti, soprattutto sulla classe specifica di pazienti scelti per il lancio della pillola elettronica: persone con schizofrenia e disturbo bipolare.
La pillola elettronica – sottolineano gli ideatori – non viene però prescritta in modo indiscriminato a tutti pazienti ma solo a coloro che il medico valuta idonee alla gestione.
La pillola elettronica potrebbe essere utilizzata inoltre in circostanze come la libertà vigilata o l’ospedalizzazione involontaria, ipotesi non classificate dagli stessi produttori, che allargano gli interrogativi sulla privacy intorno all’uso della medicina digitale.
E’ da verificare poi se realmente questi dispositivi sono in grado di limitare il fenomeno della non aderenza alle cure.
 
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