Avviato un tavolo di lavoro tra Istituto Superiore di Sanità e Associazioni di categoria per “fotografare ” lo stato di salute della popolazione transgender in Italia

Un’indagine sullo stato di salute della popolazione transgender volta ad individuarne gli specifici bisogni sanitari e a indirizzare verso percorsi di assistenza adeguati. E’ l’obiettivo della collaborazione tra il Centro di riferimento di Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità e le Associazioni Transgender presenti sul territorio.

Il tavolo di lavoro discuterà le principali criticità nell’assistenza sanitaria riscontrabili sul territorio dalla popolazione transgender. Dal tavolo dovranno emergere gli indirizzi per realizzare attività condivise nell’ambito delle competenze dell’ISS volte a garantire mantenimento della salute e l’equità nell’accesso alle cure.

Un impegno che nasce nell’ambito del contrasto alle disuguaglianze sanitarie in linea con il WHO, l’Unione Europea e l’ONU. Questi organismi hanno inserito tra gli obiettivi prioritari la promozione di azioni efficaci in questa direzione.

“Di certo è possibile registrare un costante aumento del numero delle persone che accede ai centri per la riassegnazione di genere. Il che rende ancora più urgente la necessità di valutarne i bisogni clinici e assistenziali”. Lo afferma Walter Malorni,  del Centro di riferimento di Medicina di Genere dell’ISS.

La dimensione della popolazione transgender in Italia, come nel resto del mondo, non è ben nota.

Le stime, ad oggi, suggeriscono una prevalenza mondiale della popolazione transgender intorno allo 0.4-1.3%. Le persone transgender possono avere peculiari necessità specialistiche in materia di assistenza sanitaria. Ad esempio la terapia ormonale di adeguamento di genere e/o la chirurgia di adeguamento di genere. A ciò si aggiunge la necessità di essere inclusi in programmi di screening atti ad evidenziare eventuali patologie correlate al sesso di origine e alla terapia ormonale di adeguamento.

Nel nostro Paese si stima che le persone transgender siano circa 400mila. “Un dato probabilmente sottostimato”, afferma Marina Pierdominici, del Centro di riferimento di Medicina di Genere dell’ISS. L’assoluta imprecisione dei numeri sarebbe dovuta all’inesistenza di uno strumento di valutazione standard per comprendere l’effettiva entità di questa popolazione. “Siamo certi – continua – che la collaborazione con il mondo delle Associazioni ci aiuterà a misurarne meglio i bisogni sanitari in ambito medico e sanitario”.

Negli ultimi anni, sono stati pubblicati diversi lavori sulla popolazione transgender.

Tuttavia lo scarso numero di soggetti studiati non permette di giungere a conclusioni certe rispetto a suscettibilità e fattori di rischio per patologie cronico – degenerative. Di conseguenza risulta difficile in questi gruppi una specifica programmazione sanitaria.

“La tutela della salute e del benessere delle persone trans, essendo un diritto inalienabile, è strettamente legata alla possibilità di accesso ai servizi socio sanitari”. E quanto Porpora Marcasciano, Presidente Onoraria del Movimento Identità Trans. “Essa si misura in base al livello di formazione e predisposizione dei servizi dedicati, al contrasto del pregiudizio nelle sue forme istituzionali”. Il tutto perseguito attraverso campagne informative volte a raggiungere il sistema nella sua totalità fino ai medici di base. “In questo senso – conclude Marcasciano – la collaborazione tra l’ISS e l’associazionismo trans rappresenta lo strumento più importante per la realizzazione di questo grande obiettivo”.

 

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