Filippo Taddei, responsabile economico del Partito Democratico, apre al superamento dell’attuale sistema contributivo, diviso fra Inps e Enpam, con la possibilità per i medici di recuperare contributi che fino a oggi molto spesso andavano persi

Una buona notizia in chiave previdenziale potrebbe arrivare dal Governo per medici e professionisti privati, specialisti e specializzandi, con la possibilità di ricongiungere i versamenti Inps senza dover attendere onerosi procedimenti al momento della pensione.

La possibilità concreta per i medici di poter recuperare contributi che fino a oggi andavano spesso persi è stata ventilata dal responsabile economico del PD, Filippo Taddei, nel corso di un incontro tenutosi a Napoli in occasione della Giornata nazionale della previdenza.

Specialisti e specializzandi, dal 2006, contribuiscono sia alla gestione separata dell’Inps, per il 24% della retribuzione, che all’Enpam, partecipando al Fondo generale di quota A. I contributi versati all’istituto pubblico, però, vengono considerati in chiave pensionistica unicamente dopo sei anni di versamenti. Situazione del tutto differente da quanto avviene per i tirocinanti del triennio in Medicina generale, che possono destinare i contributi della propria borsa di studio unicamente all’Enpam in quota A e quelli derivanti dalla libera professione in quota B, con la possibilità in questo caso di una contribuzione ridotta al 2%.

Sull’argomento è intervenuto l’Osservatorio Giovani dell’Assemblea generale Enpam, realtà nata lo scorso anno in occasione delle elezioni dell’ente previdenziale dei medici con l’obiettivo di far sentire maggiormente la voce delle nuove generazioni di “camici bianchi”.

I cinque componenti dell’Osservatorio – Camilla Russo, Francesca Manzieri, Stefano De Gregoriis, Concetta D’Ambrosio ed Enrico Peterle – hanno commentato le parole di Taddei, sottolineando ancora una volta la propria contrarietà alla divisione della contribuzione in enti diversi.

«L’apertura ad affrontare un problema che avevamo segnalato nei mesi scorsi – hanno evidenziato – mostra che probabilmente ci si sta rendendo conto di come sia stato insensato inserire nella gestione separata Inps una posizione contributiva anomala rispetto all’intera storia lavorativa che attende uno specializzando. Serve un’azione rapida, anche per evitare che gli specializzandi subiscano l’ennesima erosione della propria borsa di studio a causa del prossimo aumento dell’aliquota, che è passata in cinque anni dal 17 al 24 per cento».

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