Per la prima volta, i rappresentanti delle 30 professioni sanitarie del nostro Paese si riuniranno per concordare una strategia di azione a difesa dell’universalità del Ssn
Si svolgerà a Roma il 23 febbraio la prima assemblea nazionale di tutte le professioni sanitarie. L’incontro rappresenterà l’occasione per presentare, anche mediante un confronto diretto con le istituzioni, “paletti e proposte” per la gestione di personale e servizi. L’obiettivo è garantire universalità e uguaglianza al Servizio sanitario nazionale.
In tal senso, i rappresentanti di tutti gli Ordini professionali provinciali di 30 professioni sanitarie –si legge in una nota – si riuniranno “per concordare una strategia di azione che sarà proposta con forza a Governo e Regioni”. Il tutto anche basandosi su dati reali che le Federazioni hanno chiesto di elaborare ai principali istituti di ricerca e alle rappresentanze dei cittadini.
I presidenti degli Ordini e delle Federazioni nazionali, che rappresentano i circa 1,5 milioni di professionisti (più del 3% della popolazione italiana) che si occupano quotidianamente della salute dei cittadini, apriranno, con un manifesto condiviso e sottoscritto da tutti, una riflessione che guiderà il futuro dopo i primi 40 anni del Ssn.
Il documento sarà incentrato sui temi caldi della sanità, dalla spesa al regionalismo differenziato, dalla mobilità ai rischi per la salute che generano i “vuoti” di personale e servizi, per costruire, per la prima volta tutti insieme, un rapporto continuativo di confronto costruttivo e di proposte condivise.
All’assemblea saranno invitati a intervenire anche i rappresentanti di Governo e Regioni.
“Senza la massima condivisione e con la sola conflittualità che nasce da scelte e posizioni unilaterali, a farne le spese non è solo la professionalità, ma soprattutto la salute dei cittadini”.
“Siamo i professionisti dell’assistenza – spiegano gli Ordini e le Federazioni -. Siamo i portatori di un bagaglio enorme di competenze, che possono e devono essere spese anche sul versante organizzativo e di una rinnovata governance che garantisca la sostenibilità del Ssn. Ma oggi tutto avviene senza interpellare chi, ogni giorno, produce la salute e vive la sanità. Questo non è giusto nei confronti dei professionisti e lo è ancor meno nei confronti dei cittadini. E non dovrà più essere così. Ora vogliamo fare rete, per mettere le nostre competenze a disposizione di tutti e per trovare, insieme, soluzioni alle diseguaglianze che affliggono il nostro Servizio sanitario Nazionale non solo tra una Regione e l’altra ma anche tra aree differenti all’interno delle stesse Regioni. La sanità – concludono – si evolve e lo deve fare per tutti i cittadini in modo assolutamente universalistico e uguale per tutti. E non lo farà mai più senza di noi”.
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