E’ una domanda che ci stiamo ponendo con insistenza quasi ossessiva in questi giorni. Il perché risiede nelle vicende dell’asilo “lager” milanese balzato agli onori delle cronache per le reiterate violenze perpetrate nei confronti di bambini piccolissimi.

Schiaffi, strattonamenti, violente tirate d’orecchi, pizzichi, addirittura la presenza di una camera buia nella quale venivano rinchiusi i bimbi legati in stretti sediolini finchè, sfiniti, non smettevano di piangere, fino ad arrivare alla fatidica “goccia” che ha fatto trasalire le forze dell’ordine che stavano indagando facendo, quindi, scattare il loro intervento immediato: un bimbo morso sulla guancia con tale violenza da causargli 10 giorni di prognosi.

E questo non è che l’ultimo di una serie di casi che si stanno verificando con frequenza crescente.

Ebbene, dinnanzi a tali aberrazioni della natura umana si resta sempre pervasi da un violentissimo senso di atterrimento. Per noi, che siamo padri e zii di bimbi piccoli, tali comportamenti rappresentano il livello più infimo dell’ “umano” agire, non vi è redenzione, non vi è giustificazione, non vi sono interrogativi, analisi psicologiche, ricerca di motivazioni… non v’è nulla se non la sacra e sacrosanta richiesta del castigo.

Non vi è nessun diritto che questi soggetti possano vantare, nemmeno il più elementare diritto alla difesa.
E’ questo che ci si aspetta in un paese civile, giustizia per le vittime e castigo per i carnefici. Invece?

Invece succede che la donna delle botte e dei morsi, mentre scrivo e mentre voi leggete, sta comodamente a casa sua a “godersi” gli arresti domiciliari e il di lei compagno, titolare dell’asilo in questione, se la gode a piede libero con la certezza che fra 12 mesi (tempo di interdizione comminatogli) nulla potrà impedirgli di aprire una nuova attività. E come loro, tutti o quasi gli altri soggetti rei dei medesimi comportamenti.

Ebbene, dinnanzi a tali “sconcezze” giudiziarie non proviamo altro che una irrefrenabile voglia di giustizia, cieca e sorda.

Sfogo naturale di tali sentimenti è la ricerca, la voglia di comprendere perché possano aversi pene così tenui, concessione di domiciliari, processi con tali soggetti imputati a piede libero.

La risposta, se possibile, è anche peggiore del dubbio stesso. Il nostro ordinamento giudiziario non è adeguato alla protezione dei minori. Se da un lato sono stati compiuti passi in avanti importanti per ciò che concerne i reati sessuali contro i minori, dall’altro nulla è stato fatto per sanzionare come si dovrebbe tutti i comportamenti di violenza fisica e psicologica perpetrati nei confronti di minori ma che non riguardino la sfera sessuale degli stessi.

Paradossalmente, è più grave la pena per chi fa del male ad un animale che ad un bambino, rischia di più chi attua un comportamento violento su una donna adulta e pienamente cosciente, che su un essere indifeso e pieno di innata fiducia quale è, appunto, l’infante.

Tale legislazione, d’altronde, è evidente specchio della realtà distorta nella quale ormai viviamo. Pur nella loro insopportabile gravità, i comportamenti odiosi compiuti su adulti e animali, non sono nemmeno lontanamente avvicinabili all’orrore dei medesimi comportamenti tenuti nei confronti dei minori.

Eppure, dinnanzi alla violenza su una donna (lo ripeto adulta e pienamente cosciente) o su un animale i social network esplodono di post carichi di odio con migliaia di commenti, finanche i telefoni mobili grazie alle applicazioni di messaggistica vengono inondati di catene che inneggiano all’odio, alla vendetta, alla presa di coscienza e di posizione.

E se succede che ad essere vittima di tali violenze è un bambino? Il vuoto più assoluto! Addirittura ancora si discute sulla opportunità di video-sorvegliare asili e scuole!

Magari ci sbaglieremo, ma visto che per ogni post sui social, per ogni catena di messaggi, c’è qualcuno che fa partire il tutto, ci viene in mente che forse a difendere le donne adulte e gli animali ci sia una sorta di convenienza. Non ci diamo altra spiegazione. Evidentemente gli animalisti o i proprietari di animali, adulti naturalmente, e le donne, hanno una marcia in più, un appeal tutto loro che i poveri minori non riescono ad esprimere. Ma forse i minori non hanno somme di denaro da gestire, donare per la causa, spendere? Sarà anche che forse i minori non hanno voce perché non votano e, quindi, non possono portare nulla ai politici di turno sempre a caccia di poltrone?

Al fine di evitare strumentalizzazioni teniamo a precisare che consideriamo gravissimi e odiosi tutti gli atti di violenza contro qualunque essere vivente siano compiuti ma vi sono delle differenze che non possono non considerarsi. Nel caso delle donne si tratta comunque di soggetti adulti in grado di discernere e di comprendere ciò che gli accade intorno. A parte la violenza inattesa compiuta da uno sconosciuto, o il raptus violento e immotivato compiuto da una persona conosciuta, l’adulto è, o dovrebbe, essere in grado di giudicare se la persona che gli sta accanto sia una persona sana, stabile, o viceversa, violenta ed instabile. Ciò dovrebbe consentire alla donna di porre in essere una serie di comportamenti a propria tutela (magari inutili se dopo svariate denuncie il “violento” in questione è ancora libero e in grado di offendere), al fine di “porsi in salvo”.

Per il bambino è diverso, è una creatura indifesa, dotata di una fiducia innata verso l’adulto che rappresenta sempre e comunque una guida, non è in grado di discernere e di opporsi efficacemente, non è in grado di denunciare ed, anzi, per un meccanismo psicologico dinnanzi al quale si resta attoniti, accetta il comportamento lesivo, vive come una sua personale colpa l’abuso subito fino ad accettarlo come inevitabile e, soprattutto, dando per scontata la bontà dei comportamenti degli adulti, concede loro ancora fiducia mantenendo il segreto.

Ciò detto, poste tali premesse, non possiamo che chiederci, che civiltà è questa? Quale paese può essere considerato civile se non è in grado di difendere i suoi figli più inermi?

Ritenendo che nulla come un esempio possa spiegare le cose vi riportiamo i seguenti due casi, uno italiano, l’altro straniero.

Ebbene, in Italia, è accaduto che abbiano arrestato e processato un soggetto reo di aver venduto le proprie figlie di piccolissima età a svariati balordi che abusavano di loro in cambio di soldi. Risultato, 6 anni qualche mese di reclusione.

Nell’altro paese (oltre-oceano), nel medesimo caso all’uomo è stato inflitto l’ergastolo senza possibilità di uscita anticipata, ed alla donna, madre delle bimbe, un totale di 550 anni di reclusione che, pur considerando ogni motivo di sconto di pena la porterebbe ad uscire per il suo duecentesimo compleanno.

Le conclusioni le lasciamo a voi.

Perdonateci, cari lettori, lo sfogo e l’abbandono del terreno, quello giuridico e medico legale, nel quale siamo soliti muoverci e portarVi con noi, ma vi sono riflessioni che credo sia meglio condividere, partecipare, perché da esse possa nascere un senso civico amplificato che, nel nostro paese, evidentemente manca del tutto.

Ci attendiamo in un prossimo futuro una tutela elevatissima a bambini, adulti e animali senza differenze perché è in questa certezza che si vive sereni e propensi anche …al perdono!

Avv. Gianluca Mari
Dr. Carmelo Galipò

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui