Fotografa una situazione difficile il rapporto Eurispes ed Enpam sulla sanità italiana. Il nostro Paese sprecherebbe almeno 23 miliardi di euro l’anno

Il rapporto Eurispes ed Enpam sulla sanità italiana fa riflettere. Promosso sotto l’egida dell’Osservatorio su Salute, Previdenza e Legalità, il rapporto Eurispes ed Enpam sulla sanità, pur partendo dal volere ricordare i punti di forza del sistema sanitario italiano, non risparmia le critiche.
E lo fa, però, offrendo una serie di dati che lasciano intuire quanto ampi siano i margini di miglioramento.
L’Italia investe infatti il 14,1% della spesa pubblica per mantenere il proprio sistema sanitario. Un dato che contrasta con l’1,1% meno della media europea e che è molto positivo.
L’Irlanda è il paese che vi dedica la quota più alta (19,3%), ma questa spesa incide solo per il 5,7% del proprio Pil, dato che per l’Italia sale al 7%, dice il rapporto.
Quanto al numero di occupati all’interno del sistema sanitario nazionale, il rapporto Eurispes ed Enpam dice che il Ssn è un “datore di lavoro” di massima importanza nella Penisola.
I dati del 2015 dicono che gli occupati nel comparto sono stati 1.796.000. Ma a questo dato ufficiale i ricercatori stimano di dover aggiungere 3-400mila lavoratori in nero, che si annidano soprattutto nell’area della cura alla persona.
Ma ecco la nota dolente. Il futuro di questi lavoratori è però incerto.
“Secondo la Federazione Italiana dei Medici di Famiglia – afferma il rapporto – circa 21.700 medici di base andranno in pensione entro il 2023, mentre il numero dei giovani medici in ingresso si prevede non superiore alle 6.000 unità”.
Dati che fanno riflettere.

“Questo – si legge – significherà una carenza di 16.000 medici di base e la quasi certezza che entro il prossimo decennio almeno un terzo dei residenti nella Penisola non potrà avvalersi del medico di famiglia”.

In dieci anni, dal 2005 al 2015, c’è stato inoltre “un vero esodo silenzioso di medici italiani, che dopo la laurea nel nostro Paese hanno scelto di andare a esercitare altrove, soprattutto in Gran Bretagna”.
Un esodo massiccio, che registra almeno “10.104 medici ‘espatriati’, un su tre diretto oltre Manica”. Un altro problema serio è il blocco del turn over, che da anni impedisce un ricambio del personale negli ospedali.
La conseguenza è stata la creazione di un esercito di medici, assistenti sanitari e tecnici che lavorano a partita Iva o addirittura con logica interinale.
Infine, il rapporto Eurispes ed Empam si focalizza sugli sprechi in sanità.
A far riflettere è il dato secondo cui gli italiani facciano 24 milioni all’anno di accesso alla medicina di emergenza, quella dei pronti soccorsi, “almeno per un quarto sostanzialmente immotivati”.
Nella medicina difensiva, gli “sprechi” ammonterebbero a ben 13 miliardi l’anno una cifra che corrisponde all’11,8% dell’intera spesa sanitaria totale (pubblica e privata).
Un dato che incide gravemente sugli sprechi nella nostra sanità e su come si potrebbero prevenire.
 
 
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