Secondo il Rapporto Pit Salute di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, occorrono 13 mesi di attesa per una mammografia

È un quadro preoccupante quello dipinto dal Rapporto Pit Salute di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. Le liste d’attesa, annoso problema dibattuto largamente nella nostra sanità, sono sempre più lunghe.
Nel giorno dello sciopero della sanità pubblica, la notizia del Rapporto Pit Salute desta scalpore.
Secondo i dati presentati, il tempo di attesa medio per una mammografia è di tredici mesi. Un anno, invece, per una colonscopia, stesso periodo per una visita oncologica o neurologica.
I cittadini che per curarsi fanno riferimento al Servizio sanitario nazionale, devono confrontarsi ogni giorno con lunghissime attese.
Il rapporto Pit Salute dal titolo “Sanità pubblica: prima scelta, ma a caro prezzo”, è stato presentato oggi a Roma e realizzato con il sostegno non condizionato di Ipasvi, Fnmceo e Fofi. I dati del rapporto si riferiscono alle segnalazioni di 24.860 cittadini nel 2016 che hanno riferito ritardi soprattutto nell’accesso alle prestazioni.

Nel 2016, infatti, i tempi di attesa sono anche peggiorati, passando dal 34,3% delle segnalazioni del 2015, al 40,3% dello scorso anno.

Le situazioni più serie si registrano, purtroppo, proprio in oncologia. Ma anche in cardiologie e oculistica le cose non vanno meglio.
Per una protesi al ginocchio o una cataratta passano anche 12 mesi prima di ottenere la prestazione.
Non solo.
I costi per accedere alle cure del Servizio sanitario nazionale vengono percepiti dai cittadini come troppo elevati e ingiusti. Questo anche alla luce della crisi economica che ha ridotto in ristrettezza le categorie più fragili, in particolare gli anziani.
Dal rapporto è emerso infatti che almeno 12 per cento degli intervistati è preoccupato per i costi di ticket, rette e farmaci. Il 37,4 per cento denuncia invece gli aumenti dei ticket per la diagnostica e la specialistica. Il 31 per cento esprime disagio rispetto ai casi di mancata esenzione. Infine, viene definito insostenibile il costo per farmaci, intramoenia, residenze assistenziali, protesi e ausili. Il numero di segnalazioni inoltre, secondo il rapporto, dimostra che il malessere è diffuso in tutto il Paese.
 
 
 
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