Gelli (PD): Tema di centrale importanza, vittoria del si maggiore equità e uniformità dei Livelli essenziali di assistenza

Poco più di 1 italiano su 10 (12 per cento) conosce il contenuto del Titolo V della Costituzione – Le Regioni, le Province e i Comuni – mentre appena il 4 per cento è al corrente di quanto previsto dall’articolo 117, che sarà oggetto del referendum del 4 dicembre. E’ quanto emerge da un’indagine d’opinione  Doxa  – Associazione Dossetti su “Referendum Costituzionale e revisione Titolo V della parte II della Costituzione”.

Il sondaggio (1.000 interviste telefoniche realizzate tramite il sistema CATI a un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta tra il 14  e il 16 Novembre 2016) mette in evidenza la scarsa conoscenza degli italiani sulle conseguenze che potrebbe avere l’esito del  referendum in ambito sanitario.

Il 52% degli intervistati, tuttavia, si dice convinto che con la riforma delle competenze tra Stato e Regioni in materia di sanità tutti potrebbero avere gli stessi diritti a prescindere dal luogo di residenza mentre, per quanto riguarda il pagamento del ticket, il 44%  ritiene che con l’approvazione della riforma si pagherebbero ovunque gli stessi importi. Circa 6 Italiani su 10 (56%) si dicono comunque soddisfatti della Sanità Italiana.

“Se la maggior parte degli italiani è informata sui temi che riguardano la riforma costituzionale, solo il 23% sa che si vota per la riforma del Titolo V e addirittura il 97% ignora il contenuto dell’articolo 117 della Costituzione”. Così il responsabile sanità del Partito Democratico, Federico Gelli, nel commentare il quadro fotografato dall’indagine. “Eppure questo è un tema di centrale importanza. Con la vittoria del ‘Sì’ al referendum del prossimo 4 dicembre si potrà infatti porre fine alle derive federaliste che hanno portato in questi anni all’esplosione della spesa e all’acuirsi di quel gap storico tra Nord e Sud del Paese”.

“Il sistema sanitario – continua Gelli – trarrà straordinari vantaggi e potremmo garantire una maggiore equità ed uniformità dei livelli essenziali di assistenza (Lea). E potremo far questo grazie al ruolo che Governo e Parlamento saranno chiamati ad assumere: maggior potere decisionale e di indirizzo, ponendo fine a quel primato sulla sanità conquistato dalle Regioni con la riforma di 15 anni fa. Non è accettabile – conclude il deputato – che la garanzia di un diritto costituzionale, come quello alla salute, possa venir meno a seconda del luogo di residenza”.

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