I due medici erano stati condannati in primo e secondo grado ma la Cassazione aveva disposto un nuovo processo d’appello che chiude una vicenda giudiziaria iniziata nel 2005

“Il fatto non sussiste”. Due medici, un chirurgo e un anestesista in servizio all’epoca dei fatti presso l’Ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto, sono stati assolti dalla Corte d’appello di Reggio Calabria in relazione al decesso nel settembre del 2005 di una ragazza di dodici anni, dovuta alle complicazioni occorse in occasione di un intervento di rimozione dell’appendice in laparoscopia.
Gli imputati erano stati condannati, in primo grado e in appello, rispettivamente a 16 e 12 mesi di reclusione per condotta negligente. Secondo una consulenza tecnica presentata in Tribunale la condotta professionale dei sanitari, infatti, avrebbe avuto un ruolo decisivo nel decesso della paziente. La giovane ragazza morì per un’emorragia retroperitoneale conseguente alla lesione dell’arteria ovarica destra. A causare tale lesione sarebbe stata, secondo i periti, l’introduzione di un dispositivo chirurgico, l’ago di Veress, prima della laparoscopia. I medici, pur accorgendosi della tumefazione non la avrebbero correlata all’eventualità di un’emorragia, non considerando gli esami di laboratorio che evidenziavano nella paziente un deficit dei fattori della coagulazione del sangue.
La sentenza di secondo grado, emessa dalla Corte di merito di Messina, era stata tuttavia annullata in seguito al ricorso presentato in Cassazione dai legali della difesa per difetto nelle motivazioni esposte nei precedenti gradi di giudizio. La Suprema Corte, quindi aveva disposto nel 2013 lo svolgimento di un nuovo processo d’appello, questa volta a Reggio Calabria.
Nelle scorse ore è arrivata la quarta sentenza di una vicenda giudiziaria che si protrae da oltre dodici anni; la pronuncia assolve con formula piena gli operatori sanitari. Si attendono ora le motivazioni del giudice per valutare se ci siano i margini per una nuova impugnazione presso la Corte di Cassazione da parte della Procura Generale o se sulla vicenda sarà posta la parola fine.
 
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