In vista del prossimo incontro tra Governo e alcune Regioni sul tema del regionalismo differenziato, la Federazione dei medici invita il Governo a porre al centro dell’agenda politica il tema delle disuguaglianze

“Le autonomie locali devono essere uno strumento che facilita l’erogazione dell’assistenza, non un grimaldello per far saltare il carattere universale, egualitario ed equo del nostro sistema sanitario, una delle grandi conquiste di civiltà del nostro Paese. L’autonomia locale deve diventare autonomia solidale e deve porsi obiettivi di salute, considerando il contenimento della spesa sanitaria come vincolo e non come fine”. Così il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (FNOMCeO), Filippo Anelli, sul tema del regionalismo differenziato.

Regionalismo che, almeno per Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, sembra ormai in dirittura d’arrivo. Proprio su tale argomento, infatti, sarà incentrato l’incontro del prossimo 15 febbraio tra queste regioni e il Governo.

“Le autonomie in materia di sanità e salute – spiega Anelli -,  se concesse in maniera troppo netta, rischiano di far saltare in aria il nostro Servizio sanitario nazionale, che ha, tra i suoi principi fondanti, quello della solidarietà per cui, se una regione si trova in difficoltà, tutto il sistema, concepito come flessibile, è in grado di sostenerla. Le disuguaglianze di salute che oggi esistono tra Nord e Sud, tra Regione e Regione, tra Asl e Asl, sono lapalissiane ma anche scientificamente provate. Basta dare uno sguardo ai dati per rendersi conto di come l’uguaglianza teorica di accesso ai servizi del servizio sanitario nazionale non si cali nella realtà. Negli ultimi anni abbiamo inoltre assistito a un costante de-finanziamento che non può che aggravare le disuguaglianze, anche in conseguenza di una dissennata politica di tagli lineari e di riduzione del personale sanitario”.

Per tali ragioni i medici condividono la preoccupazione sulle proposte politiche che vedono un aumento dei livelli di autonomia delle regioni in tema di sanità.

Si rischia, di fatto – secondo FNOMCeO -, una redistribuzione sul territorio delle risorse destinate alla Sanità, proprio in regioni in cui il Sistema sanitario è più ricco ed efficiente. Ciò comporterebbe un inevitabile impoverimento di quelle regioni, soprattutto nel sud del Paese, dove già si rileva un sistema in grave crisi. Le maggiori autonomie in ambito sanitario rischierebbero insomma “di creare cittadini sempre più poveri e cittadini cui viene negato il diritto alla salute.

“Gli Ordini delle professioni sanitarie, le loro Federazioni – conclude Anelli – sono gli Enti sussidiari che lo Stato chiama in soccorso come custodi dei diritti dei cittadini, in particolare di quello alla Salute. È per questo che non possiamo tacere. Invitiamo allora il Governo a porre al centro dell’agenda politica il tema delle disuguaglianze e a sollecitare le regioni al rispetto dell’art. 2 della Costituzione, che ricorda alle istituzioni i “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” su cui deve fondarsi la vita del Paese”.

 

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