Filippo Anelli critica la proposta di legge di Fabiano Amati che vorrebbe la sospensione dell’attività libero professionale per ridurre le liste di attesa in sanità.

Si torna a parlare della riduzione delle liste di attesa nella sanità italiana, sulla scorta della proposta di legge avanzata da Fabiano Amati (PD) che vorrebbe la sospensione dell’attività libero professionale.

A tale iniziativa ha risposto Filippo Anelli, presidente Fnomceo e Omceo Bari. E lo ha fatto con una lettera aperta indirizzata ai consiglieri regionali della Puglia.

La proposta Amati, scrive Anelli, “affronta un punto di criticità del sistema sanitario che ha raggiunto livelli inaccettabili in molte regioni d’Italia”.

“Tuttavia – prosegue – la soluzione individuata, sostanzialmente imperniata sulla sospensione dell’attività libero professionale nel caso di disallineamento tra i tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie istituzionali e quelle svolte in Alpi, non mi trova d’accordo”.

La proposta di legge, firmata anche da Napoleone Cera (Popolari), Vincenzo Colonna (Noi a Sinistra per la Puglia) e Ruggiero Mennea (PD) è in discussione nelle III Commissione Sanità.

Per favorire la riduzione delle liste di attesa, si propone di sospendere l’intramoenia. E questo “qualora […] i tempi di erogazione della prestazione nei regimi istituzionale e ALPI risultino non allineati ed i tempi di attesa della prestazione istituzionale siano superiori di più di cinque giorni rispetto a quella erogata in ALPI”.

Ma, per Anelli, questa misura nega un duplice diritto.

Quello del cittadino alla possibilità di scelta e quello del medico di esercitare la libera professione.

Inoltre non rimuove le cause e quindi non risolve il problema.

“Discutiamo – scrive Anelli – piuttosto del problema delle liste d’attesa considerandolo all’interno di un sistema complesso e multifattoriale come il servizio sanitario”.

Il presidente Fnomceo suggerisce di focalizzarsi sulle cause del problema, oltre alla ben nota carenza di medici.

“Le malattie croniche pesano sul 40% della popolazione, vale a dire 1,6 milioni di persone in Puglia (siamo al 2° posto dopo la Sardegna) – scrive Anelli – ma assorbono circa l’80% della spesa sanitaria”.

Pertanto, conclude il presidente Fnomceo, il problema va risolto diversamente.

E cioè “trasferendo sulla medicina territoriale la gestione della cronicità”. Il tutto impiegando “una soluzione già ben delineata dalla Regione Puglia con il modello Puglia Care”.

In conclusione, secondo Anelli, occorre “applicare il nuovo modello organizzativo pugliese”.

 

 

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