Condannato un medico che ritardò esami clinici su una paziente. La giovane 28enne aveva probabilmente tentato il suicidio

È stato condannato per omicidio colposo il medico che ritardò esami clinici su una paziente. I fatti sono avvenuti a Roma nell’autunno del 2013.
La mattina del 30 ottobre del 2013 una giovane, Simona Riso, 28 anni, era trovata agonizzante nel cortile di via Urbisaglia, in zona San Giovanni. La ragazza aveva dichiarato di essere stata vittima di una violenza sessuale. Tuttavia, dagli accertamenti realizzati in ospedale, non era emerso questo.
Indagini successive chiariranno poi che la violenza sessuale cui la giovane faceva riferimento erano quelle che aveva subito da uno zio durante la sua infanzia e che avevano indotto un profondo stato di depressione che l’aveva accompagnata per tutta la vita. E condotta, molto probabilmente al suicidio.
La giovane, infatti, era caduta dal terzo piano del palazzo in cui viveva.

Ieri, il medico dell’Ospedale San Giovanni che ritardò esami clinici su una paziente, è stato condannato per omicidio colposo. Il medico che la prese in carico, infatti, avrebbe atteso troppo a lungo per effettuare gli accertamenti necessari su di lei.

Il medico di guardia del pronto soccorso, Raimondo Grossi, difeso dall’avvocato Pierfrancesco Bruno, è stato condannato a un anno di reclusione.
Stando alle accuse del pm Attilio Pisani, pur rilevando nel corso della visita uno shock emotivo, e che la ragazza respirava male e si lamentava, avrebbe disposto solo la visita ginecologica, non effettuando dunque né radiografia né ecografia.
Due esami fondamentali che avrebbero rilevato le lesioni causate dalla caduta, fra cui delle fratture costali, salvandole la vita. A convincerlo era stato quanto era stato riferito da Simona stessa ai paramedici del 118. La ragazza aveva parlato di una violenza sessuale per poi entrare in uno stato di coscienza ridotto.

L’altro medico finito a processo, Anna Maria Bandiera, ginecologa in servizio quel giorno nel nosocomio, è stata assolta “perché il fatto non costituisce reato”.

La ginecologa era accusata di aver prestato poca attenzione allo stato confusionale e all’incapacità a rispondere agli stimoli verbali di Simona. Era stato sottovalutato il quadro clinico generale in cui versava. Il giudice Fabio Mostarda ha disposto, in attesa del risarcimento da stabilire in sede civile, una provvisionale di 10mila euro alla parte civile.
L’avvocato della famiglia Riso, Sebastiano Russo ha definito la sentenza di condanna una vittoria “agrodolce”.
“Non posso che essere soddisfatto per la condanna del dottor Grossi – ha dichiarato – che ritengo sia principale responsabile. Rimango del parere che analoghe responsabilità siano comunque ascrivibili anche alla dottoressa Bandiera. Seppure una parte di giustizia è stata fatta, dispiace il silenzio serbato dal pm titolare dell’indagine che non ha mai partecipato alle udienze”.
 
 
 
Sei stati vittima di un caso di malasanità? Scrivi per una consulenza gratuita a redazione@responsabilecivile.it o scrivi un sms al numero WhatsApp 3927945623
 
 
Leggi anche:
DONNA 77ENNE MORTA DOPO UN INTERVENTO: UN MEDICO CONDANNATO

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui