È un tema ancora poco indagato quello del rumore in eccesso in ospedale, eppure può creare danni sia al paziente che e al personale

Se ne parla ancora poco, ma il problema del rumore in eccesso in ospedale è oggetto, di recente, di sempre più studi scientifici.
D’altra parte, è esperienza comune a chiunque abbia trascorso una notte in ospedale quella del rumore. Spesso così forte da impedire di riposare, figuriamoci di dormire.

Una survey condotta dall’ Hospital Consumer Assessment of Healthcare Providers and Systems (HCAHPS) ha rivelato che, almeno negli Usa, il rumore è al primo posto tra le lamentele di pazienti, visitatori e anche dello staff.

“Il rumore insomma – commenta Ilene Busch-Vishniac, BeoGrin Consulting di Baltimora, Maryland,USA – rappresenta un problema comune a tutti gli ospedali del mondo”.
Questo aspetto poco dibattuto dei ricoveri ospedalieri è stato trattato in occasione del 174° congresso dell’Acoustical Society of America, in corso a New Orleans.
Il rumore in eccesso in ospedale spesso proviene da fonti diverse. Dai deflussori dell’ossigeno alla testata del letto, dai saturimetri e dagli apparecchi per il monitoraggio multiparametrico molti elementi concorrono a questo problema. Chiaramente non è possibile fare a meno di questi allarmi, ma i ricercatori americani fanno notare che spesso gli allarmi suonano anche per un difetto degli apparecchi o perché si stanno scaricando le batterie.
In certi casi, il rumore potrebbe essere evitato.

“Si fa un orribile abuso degli allarmi in ospedale – ha dichiarato Busch-Vishniac – visto che la maggior parte delle volte non stanno ad indicare situazioni in cui si configura un’urgenza”.

Studi condotti in passato in merito al rumore eccessivo in ospedale hanno indicato che in media nei pazienti monitorati gli allarmi suonano 133 volte al giorno.
Questa frequenza è considerata troppo alta, oltre che fonte di altri problemi, questa volta ai danni dello staff: si tratta della cosiddetta ‘fatigue’ da allarme.
Ma quali sono le conseguenze per i pazienti?
Le ricadute, oltre ai disturbi del sonno, possono essere alterazioni della frequenza cardiaca, del respiro e della pressione arteriosa. Alterazioni queste che aumentano i livelli di stress e possono ritardare la guarigione.
Per questa ragione, dal 2008 i Centers for Medicare and Medicaid Services (CMS) hanno dato il via all’indagine HCAHPS che ha lo scopo di valutare la percezione dei consumatori circa i fornitori di servizi sanitari.
La ricerca sul rumore in ospedale ha anche delle ricadute economiche. Chi non ottiene un buon punteggio rischia infatti di essere penalizzato economicamente, in maniera anche consistente (fino al 30% dei pagamenti del CMS).

E così, di fronte allo spettro del mancato guadagno, molti ospedali si stanno attrezzando per ridurre il livello di rumore.

Lentamente ma gradualmente, gli ospedali stanno iniziando a dotarsi di programmi di controllo del rumore, che comprendono sia misure di tipo ingegneristico (dal chiudere banalmente la porta della camera del paziente, all’insonorizzare pareti e soffitti per ridurre il livello di rumore), che interventi amministrativi (focalizzati sul cambiamento dei comportamenti).
Misure che testimoniano come un ospedale più silenzioso non sia un traguardo impossibile da raggiungere. E qualche disincentivo economico per chi si ostina a far vivere i pazienti immersi nel rumore può certamente aiutare a concretizzare questo obiettivo.
 
 
 
 
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