Numerosi studi e sperimentazioni hanno confermato la possibilità di utilizzare il sangue prelevato dal cordone ombelicale come fonte alternativa di staminali emopoietiche a scopo di trapianto (Ministero della Salute)

Il sangue placentare raccolto viene conservato in vere e proprie “banche del sangue cordonale”. Si tratta di strutture sanitarie autorizzate a conservare, trattare e distribuire le cellule staminali empopietiche raccolte a scopo di trapianto, garantendone idoneità, qualità, sicurezza, tracciabilità.

Ad oggi, secondo i dati riportati dal Ministero della Salute, il numero delle banche è considerevolmente aumentato, specie negli ultimi anni. Si contano in tutto il mondo oltre 400.000 campioni criopreservati e, al momento, disponibili per il trapianto in oltre 100 banche.

Ma cosa succede una volta raccolta l’unità di sangue cordonale in sala parto?

Il campione prelevato – spiega il Ministero – viene inviata alla banca, dove è sottoposta a controlli specifici per verificare l’idoneità alla conservazione e definire le caratteristiche immunologiche per le future l’analisi della compatibilità fra donatore e ricevente. I dati relativi alle unità di sangue cordonale, conservate presso la banca, vengono poi, trasmessi al Registro internazionale dei donatori di midollo osseo e rese visibili per la eventuale selezione da parte di centri trapianto che hanno in cura pazienti potenzialmente curabili con le cellule staminali emopoietiche.  

Nel nostro Paese, il decreto ministeriale del 18 novembre 2009, ha istituito la Rete nazionale italiana di banche per la conservazione di sangue da cordone ombelicale, attualmente composta da 18 banche, che sono distribuite su tutto il territorio nazionale; a livello centrale è coordinata dal Centro Nazionale Sangue in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti.

In queste strutture sono conservati i campioni di sangue cordonale messi a disposizione della collettività. 

Ma sono anche conservate unità di sangue per uso dedicato:

  • per il neonato o un suo consanguineo qualora, al momento del parto o in epoca pregressa, presenti una patologia per la quale il trapianto di cellule staminali emopoietiche sia clinicamente appropriato
  • nel caso di famiglie a rischio di avere figli affetti da malattie geneticamente determinate per le quali risulti appropriato l’utilizzo di tali cellule.

Le donne interessate alla donazione possono rivolgersi al reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale in cui partoriranno. La donazione è volontaria, anonima, gratuita e indolore.

In Italia – spiega il Ministero – non è consentita la conservazione per uso personale del sangue del cordone ombelicale, tranne nei casi di patologie, tra i consanguinei del nascituro, per cui è riconosciuto come clinicamente valido ed appropriato l’utilizzo terapeutico delle cellule staminali del sangue da cordone ombelicale.

È consentito, tuttavia, esportare, presso una struttura estera e a proprie spese, il campione prelevato al momento della nascita del proprio figlio e conservarlo ad uso personale. Tuttavia, secondo il Ministero – non vi sono certezze scientifiche rilevanti, in ordine alla capacità di soddisfare eventuali esigenze terapeutiche future.

Oggi, la donazione del sangue placentare può essere effettuata in tutti i punti nascita della Asl Toscana sud est.

Lo ha annunciato, Patrizia Petruccioli – direttore UOP Integrazione organizzativa e gestionale risorse e attività ostetriche e di supporto all’assistenza – alla rivista InSaluteNews, la quale ha affermato “oggi, tutti i punti nascita aziendali della Sud Est sono certificati e abilitati a questa donazione, grazie all’impegno aggiuntivo del personale ostetrico che se ne prende carico. Il trapianto del sangue placentare viene utilizzato come valida alternativa al trapianto di midollo osseo per la cura di malattie gravi come leucemie, linfomi, sindromi mielodisplastiche, mielomi, anemie congenite e acquisite, talassemie, malattie congenite dismetaboliche e del sistema immunitario, e alcune forme di tumori solidi”.

“Nei consultori familiari della Sud Est – ha aggiunto – la donazione di sangue placentare viene proposta dalle ostetriche a tutte le donne in gravidanza durante i momenti di incontro (visite, corsi accompagnamento alla nascita, incontri periodici, ambulatorio gravidanza a termine). Le future mamme che aderiscono a questa importante iniziativa vengono informate delle finalità e delle modalità di prelievo all’ambulatorio della gravidanza a termine”.

A tal fine, “l’ostetrica compila un questionario anamnestico insieme alle donne che aderiscono alla donazione, per verificare l’assenza di fattori di rischio”.

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