Sono state emesse due condanne per il caso del paziente che si uccise durante il ricovero nel 2009. Assolti anche un medico e quattro infermieri

Aveva destato sconcerto, nel 2009, il caso del paziente che si uccise durante il ricovero all’Umberto I di Nocera Inferiore. L’uomo si era impiccato approfittando della distrazione dei sanitari nel bagno del reparto psichiatrico in cui era ricoverato.

Adesso, per la morte di Felice Lambiase, il 50enne dipendente del Comune che si uccise durante il ricovero, il giudice monocratico del tribunale di Nocera Inferiore ha emesso due condanne molto pesanti.

La prima nei confronti di Francesco Gambardella, direttore del servizio psichiatrico, condannato a 4 mesi di reclusione.

La seconda condanna riguarda Matteo Cappelli, responsabile degli impianti tecnologici ed elettrici dell’ufficio tecnico del presidio ospedaliero cittadino dove Lambiase si suicidò.

Per entrambi la pena è sospesa.

Un caso gravissimo, che però inizialmente aveva coinvolto molti più imputati, adesso assolti.

L’assoluzione è infatti giunta per altre sette persone.

Si tratta della dottoressa Angela Forte, medico di guardia in servizio in quel turno e degli infermieri Giuseppe Aprea, Matteo Spinelli, Ilaria Coppola e Giovanni Montuori.

Oltre a loro, sono stati assolti da tutte le accuse l’allora direttore sanitario Maurizio D’Ambrosio e l’architetto dirigente del settore appalti e lavori edili dell’Asl, Francesca Di Monaco.

Il 50enne soffriva da tempo di depressione. Una vicenda umana molto drammatica la sua, culminata con il suicidio, avvenuto con una corda della vestaglia legata al tubo dello scaldabagno, nei locali del bagno accessibili ai degenti.

Secondo l’accusa, Gambardella, firmatario di una segnalazione di rischio, non aveva verificato l’esecuzione dei lavori e delle opere necessarie alla sicurezza.

Cappelli, invece, avrebbe eseguito solo lavori parziali.

Stanti queste circostanze, il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 2 anni per tutti gli imputati. Per i tutti era contestato il reato in concorso di “agevolazione colposa di suicidio mediante omissione di attività dovuta”. Il paziente infatti era ad alto rischio di atti di autolesionismo e non sarebbe stato adeguatamente sorvegliato.

La parte civile era rappresentata dai legali Pietro Pasquali, Matteo Feccia e Aniello Ferrato.

Le motivazioni delle condanne arriveranno entro trenta giorni.

 

 

 

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