In occasione della Giornata mondiale sulla sicurezza sul lavoro presentati i dati di un’indagine dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro

Nel biennio 2017-2018 il maggior numero di infortuni mortali di lavoratori si registra nella provincia di Crotone (6,3 ogni mille). Seguono le province di Isernia (5,9‰) e Campobasso (4,7‰). Sul fronte delle malattie professionali tumorali, invece, nel solo 2018 è la provincia di Gorizia che fa registrare il tasso più alto (22,5%). Al secondo e al terzo posto si collocano le province di Torino (18,5%), Novara e Milano (18,4%).
A causare patologie cancerogene nei lavoratori sono soprattutto le fibre di amianto (oltre il 70% dei casi), in particolare nell’industria metalmeccanica.
La maglia nera, però, per il numero assoluto di malattie cancerogene imputabili all’attività lavorativa spetta a Taranto, seguita da Torino, Napoli, Milano, Genova e Venezia.

Nel tarantino il 70% dei tumori denunciati è correlato al settore metalmeccanico: quota che supera l’80% nelle province di Genova (83%), Venezia (87%), Brescia (85%)e Gorizia (93%).

È quanto emerge da un’indagine dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro. Il lavoro è stato presentato in occasione della Giornata mondiale per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
L’Osservatorio, in particolare ha disegnato una mappa delle province italiane e dei settori produttivi in cui si è verificato il maggior numero di episodi. Il tutto analizzando gli open data Inail in materia di infortuni sul lavoro e malattie professionali.
Nel 2018 circa 641mila lavoratori (il 3,8% degli assicurati INAIL) hanno subito un incidente sul lavoro. L’84,6% di questi sono avvenuti durante l’attività lavorativa, mentre il 15,4% durante il tragitto casa-lavoro, facendo registrare un aumento delle denunce di infortunio dello 0,9% rispetto al 2017.
Ma l’aumento più significativo è quello che riguarda gli incidenti con esito mortale (+10,1%), soprattutto quando si utilizzano mezzi di trasporto per lavorare. I decessi registrati dall’INAIL nel 2018 sono 1.133 (786 in occasione di lavoro).  Per cui ogni 1.000 eventi di infortunio, 1,8 hanno comportato la morte del lavoratore.

Il rischio di morte coinvolge soprattutto gli uomini (2 incidenti mortali ogni 1000 rispetto allo 0,3% delle femmine) e i lavoratori over 54 (3,5‰).

La percentuale è in crescita per quanto riguarda cittadini di origine straniera (+6,7% rispetto al 2017) e giovani (+5%).
Se si osservano i settori produttivi nel biennio 2017-2018 l’incidenza di infortuni mortali è massima in agricoltura (3,5‰). Il settore delle costruzioni (3.4‰), l’industria mineraria (3,3‰) e il settore del trasporti e magazzinaggio (3,3‰) fanno registrare un rischio di morte più che doppio rispetto alla media generale (1,4‰).
“Anche se l’attenzione delle imprese sul tema è cresciuta negli ultimi anni, la sicurezza sul lavoro resta una scommessa da vincere al Sud come al Nord”. Lo ha dichiarato il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, commentando gli esiti dell’indagine.
“Il taglio del 32% delle tariffe Inail, introdotto dalla legge di bilancio va nella direzione – giusta – di ridurre il cuneo fiscale sulle imprese senza andare a discapito della sicurezza. Ma a questo bisognerebbe aggiungere incentivi e misure che accrescano la prevenzione degli infortuni sul lavoro; ma anche l’ineludibile rivisitazione del Testo Unico con la semplificazione degli oneri burocratici e formali a carico delle piccole e micro aziende, fermo restando – conclude – le garanzie di sicurezza unite a un adeguato quadro sanzionatorio”.
 
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