Avevano chiesto il risarcimento del danno per la mancata diagnosi della patologia della figlioletta ma la perizia disposta dal giudice ha escluso le responsabilità di ginecologo e ecografista

Dovranno sborsare circa 100mila euro i genitori di una bimba nata nel 2008 con una grave malattia congenita. La piccola, venuta alla luce con un parto cesareo, presentava i segni tipici della sindrome di Apert, una patologia che colpisce un bambino ogni centomila e provoca diverse malformazioni. Nel caso in questione la neonata presentava il viso quasi completamente deformato, le dita di mani e piedi fuse tra loro  e una displasia all’anca.

I genitori, dopo essersi rivolti a un consulente medico legale decisero, nel 2011, di citare in giudizio il ginecologo e l’ecografista che avevano seguito la mamma durante la gravidanza, sostenendo che la patologia poteva essere diagnosticata per tempo, consentendo una eventuale decisione di aborto. La cifra richiesta a titolo di risarcimento del presunto danno patito era pari a 904mila euro.

Il Tribunale di Palermo, secondo quanto riportato dal Giornale di Sicilia, ha a sua volta disposto una perizia per verificare l’effettiva responsabilità dei due professionisti. I consulenti del giudice, tuttavia, sono giunti a conclusioni opposte rispetto a quelle del perito di parte sostenendo che “nessuna delle patologie riscontrate nella neonata era diagnosticabile con elevata probabilità nel corso delle valutazioni di screening compiute dai medici” e evidenziando come addirittura l’ecografista avesse sottoposto la donna a ulteriori esami, non espressamente previsti dalle linee guida.

Nello specifico, gli esperti nominati dal giudice hanno rilevato che per quanto riguarda le malformazioni alla testa “la maggior parte dei casi non viene riconosciuta in epoca prenatale”. Passando alla fusione di mani e piedi, i consulenti hanno affermato che “l’esame di screening del secondo trimestre di gravidanza non prevede la valutazione della struttura anatomica delle estremità”. Infine, in relazione alla displasia all’anca “le linee guida della Società italiana di ecografia ostetrica e ginecologia non prevedono la valutazione delle anche fetali.

I periti, inoltre, hanno sottolineato come il sospetto ecografico della Sindrome di Apert nasce in genere dal riscontro di una particolare forma del cranio, detta ‘a quadrifoglio’, che nel caso in questione non è invece riscontrabile nelle immagini ecografiche né alla ventunesima settimana, né alla trentunesima, né alla trentasettesima.

Sulla base di tale relazione il Tribunale, pur  riconoscendo la tragicità della vicenda, ha respinto la richiesta di risarcimento avanzata dai genitori, i quali sono stati peraltro condannati al pagamento delle spese di giudizio. Tale somma comprende circa 25mila euro per ciascun dei due medici citati e altrettanti per le rispettive assicurazioni. Nel computo rientrano, infine, anche le spese sostenute per la stesura della perizia di parte dei sanitari.

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1 commento

  1. Indipendentemente dalla drammaticità del fatto, non s dovrebbero essere quei genitori a pagare ma quelle persone che li hanno indotti ad una lite temeraria. Qualcuno gli avrà pur detto che la diagnosi poteva esser stata fatta e che quindi c’era stato un errore diagnostco! Bene! Adesso paghi lui l’errore commesso

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