Secondo il Rapporto Sentieri a cura dell’ISS chi vive nei siti contaminati ha un rischio di morte superiore del 4-5% rispetto alla popolazione generale

Chi vive nei siti contaminati da amianto, raffinerie o industrie chimiche e metallurgiche ha un rischio di morte superiore del 4-5% rispetto alla popolazione generale. Questo dato, in un periodo di 8 anni, si è tradotto in un eccesso di mortalità pari a 11.992 persone: 5.285 per tumori e 3.632 per malattie dell’apparato cardiocircolatorio. E’ quanto emerge dalla nuova edizione dello studio Sentieri, a cura dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss).

I dati sono stati presentati in via preliminare nel corso di un workshop svoltosi presso il Ministero della Salute. “Sono numeri degni di nota e nel complesso tracciano un quadro coerente con quello emerso dalle precedenti rilevazioni”.  Ad affermarlo è Pietro Comba, responsabile scientifico del progetto Sentieri. “Questo significa che non vi è stato ancora un generale miglioramento della situazione della contaminazione ambientale a livello nazionale”.

Il rapporto esplora caratteristiche e problematiche di 45 Siti di Interesse Nazionale o Regionale (SIN/SIR) per le bonifiche in tutta Italia.  Dalle miniere del Sulcis alle acciaierie dell’Ilva; dalle raffinerie di Gela alla città di Casale Monferrato ‘imbiancata’ dall’eternit, passando per il litorale flegreo con le sue discariche incontrollate di rifiuti pericolosi.

Aree in cui vivono complessivamente 6 milioni di persone, residenti in 319 comuni, e i cui dati sono stati studiati nell’arco di tempo tra il 2006 e il 2013.

Le tipologie di esposizione ambientale considerate sono 9: amianto, area portuale, industria chimica, discarica, centrale elettrica, inceneritore, miniera o cava, raffineria, industria siderurgica. Sono state esaminate le associazioni tra residenza e patologie, come tumori e malformazioni congenite.

“Nella popolazione residente nei siti contaminati studiati è stato stimato un eccesso di mortalità per tutte le cause pari al 4% negli uomini e al 5% per le donne. Per tutti i tumori maligni la mortalità in eccesso è stata del 3% nei maschi e del 2% nelle femmine”. Lo spiega Amerigo Zona, primo ricercatore dell’Iss.

In un periodo di 8 anni, dal 2006 al 2013, è stato osservato un eccesso di mortalità per tutte le cause di 5.267 casi negli uomini e 6.725 nelle donne. Per tutti i tumori maligni è stata di 3.375 negli uomini e 1.910 per le donne.

“Il significato di questi dati – conclude Compba – va ora approfondito in ognuno dei territori considerati, anche con la collaborazione delle istituzioni, con gli amministratori locali e la società civile. I dati da noi prodotti servono sostanzialmente a capire quali sono gli interventi di risanamento ambientale più utili e urgenti a fini di tutela della salute”.

 

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