In una lettera aperta al Ministro della Salute, lo SMI sottolinea la necessità di una nuova visione dell’assistenza pubblica sanitaria e di una veloce e pronta programmazione qualificata

“Il sistema pubblico dell’assistenza sanitaria in Italia è strategico e non deve essere smantellato da processi distorsivi che vedono nel privato e nelle assicurazioni private una sua lenta sostituzione”. Così il Presidente nazionale del Sindacato Medici Italiani ( SMI ), Ludovico Abbaticchio, in una lettera aperta al Ministro della Salute, Giulia Grillo.

Abbaticchio si sofferma, in particolare sugli effetti dell’aziendalizzazione delle ASL e di alcune unità ospedaliere-universitarie. Una situazione che “ha portato a gravi storture, compresa la corruzione”.

“Nel frattempo – continua – il malato con le sue sofferenze e patologie diventava e diventa ‘un costo ed una spesa’”. Il tutto “grazie anche ai ricoveri ospedalieri impropri e a prescrizioni farmaceutiche e specialistiche spesso inutili”. Queste ultime spesso “indotte anche da flussi sanitari privati e/o pubblici nei quali molti medici non sono esenti da responsabilità”.

Il Presidente SMI sottolinea poi la necessità di chiusura di ospedali ormai non utili e spesso pericolosi sia per l’attività professionale degli operatori sanitariì sia per i pazienti. Tuttavia, a tale misura “deve corrispondere il rafforzamento della funzione della medicina territoriale, nonché l’integrazione Socio-Sanitaria”. Il tutto mediante l’utilizzo di finanziamenti condivisi tra i comuni e le ASL, in particolare per le popolazioni con condizioni meno abbienti.

Ciò consentirebbe di “riqualificare le strutture anche in senso urbanistico-sanitario migliorando l’assistenza domiciliare della malattia cronica e l’h24 dell’emergenza/urgenza”.

Abbaticchio evidenzia quindi la necessità di una nuova visione dell’assistenza pubblica sanitaria e di una veloce e pronta programmazione qualificata. “Bisogna individuare, seriamente, percorsi di finanziamento e di rigenerazione di strutture ospedaliere pubbliche da chiudere attraverso accordi di programma con Enti Locali e Regioni”.

L’obiettivo è l’incremento dell’offerta dei servizi, riducendo ad esempio le liste di attesa attraverso una medicina territoriale più europea e moderna.

Lo SMI afferma inoltre la necessità di potenziare la fase d’immissione di terapie innovative come quella dell’epatite C e in campo oncologico. A tal fine per il Sindacato occorre “una revisione della governance farmaceutica e una radicale riforma del prontuario farmaceutico del SSN”. Il tutto coerentemente a una riforma fiscale che inglobi tutto ciò che riguarda l’assistenza sanitaria collegata al reddito, salvaguardando gli esenti ticket per patologia e reddito.

L’auspicio è che tutti i vari attori del mondo politico e sanitario collaborino affinché si raggiungano obiettivi migliorativi per la salute dei cittadini. Tra questi, figura come priorità per lo SMI, un adeguato piano di assunzioni a medio e lungo termine.

Occorre poi creare condizioni ambientali dove il personale sanitario possa lavorare senza sovraccarico operativo, con scambi di competenze professionali e in sicurezza. In particolare – conclude Abbaticchio – il tema delle violenze subite dai medici, soprattutto donne,  nello svolgimento delle proprie funzioni, va risolto con rapidità.

 

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2 Commenti

  1. Carissimo Ludovico ho letto con molta attenzione la tua lettera al ministro Grillo e la condivido pienamente anche se ho seri dubbi che qualcosa in Italia possa cambiare. Non certo perchè io sia un pessimista ma solo perchè ho attraversato 40 anni di storia della Sanità italiana e pugliese dove ho assistito con sofferenza al continuo scempio perpetrato ai danni di una già malata e inefficiente organizzazione sanitaria regionale e a danno dei distratti cittadini pugliesi fiaccati dal caldo estivo d’agosto. Dico caldo estivo perchè i continui rimaneggiamenti alla fragile impalcatura sanitaria avvengono sempre d’estate. Così è accaduto nel 2002 con la Riforma Fitto e così è stato per la Riforma Vendola nel 2012, senza una logica programmazione che considerasse i dati epidemiologici così come è evidente nella trascurata e vergognosa realtà industriale di Taranto dove a tutt’oggi non è presente, nel maggiore Ospedale cittadino, una Unità Ospedaliera di Pneumologia per la prevenzione, diagnosi e la cura delle Malattie Respiratorie nonostante l’alta incidenza di tali patologie e in particolare dei tumori correlata all’esposizione professionale e ambientale. Le operazioni avvengono declassando le unità operative, rimuovendo i primari, ma i piccoli ospedali periferici, dove si può solo morire, non li chiudono o perchè sotto il controllo di politici locali o perchè servono a conservare i privilegi e il potere di qualche medico protetto.
    Le barbare operazioni non hanno un colore politico in quanto entrambi gli schieramenti, la destra di Fitto e la sinistra di Vendola, hanno avuto un modo di agire così similare che è difficile trovare differenze sostanziali fra i due schieramenti politici che hanno governato la Puglia negli ultimi 20 anni tanto da confondere perfino gli elettori più consumati. Ma in Puglia non riconosco la presenza di un opposizione politica capace di levarsi indignata di fronte allo sfacelo della nostra caotica assistenza ospedaliera e di una carente assistenza territoriale, non c’è una voce critica e indignata che denunci quello che sta accadendo sulla testa di tutti, medici e pazienti, forse troppo assuefatti ad una realtà sociale e politica costellata da tante ingiustizie e illegalità.
    L’ex governatore Vendola , dieci anni fa, esattamente nell’estate del 2002, si oppose in modo molto combattivo contro la chiusura dei piccoli Ospedali e il declassamento dei Primari stabiliti dal Piano di Riordino Ospedaliero licenziato dalla Giunta Fitto, tanto da diventare il paladino della protesta popolare. E in virtù di quella passionale contestazione, nel 2005, Vendola scese in campo per contendere la poltrona di Governatore all’inossidabile Fitto e vinse, contro ogni pronostico, le elezioni dando l’illusione che l’alternativa politica, sostenuta dalla sua coalizione di sinistra , fosse messaggera di novità, idee, progetti e riforme giuste e condivise, e potesse portare quel cambiamento tanto auspicato.
    In questi anni nulla è cambiato nonostante quelle elezioni regionali fossero state vinte sulle ceneri del disastro sanitario causato dal Riordino di Fitto, che proponeva un piano irrazionale in quanto di fatto non chiudeva i piccoli ospedali inefficienti, peraltro tenacemente difesi da protettorati campanilistici, ma li depotenziava ulteriormente per la dismissione di numerose unità operative rendendo così ingestibile il lavoro di quei medici che erano obbligati ad operare in quelle carenti e pericolose strutture ospedaliere. I Medici, testimoni di questa imbarazzante deriva, altri conniventi con il sistema, hanno purtroppo la consapevolezza di assistere allo sfacelo del nostro sistema senza avere gli strumenti per arrestarlo, forse perché troppo impegnati a far funzionare la macchina dell’assistenza pubblica e a sopperire con il loro sacrificio alle croniche carenze organizzative e tecnologiche gravate oltretutto da una farraginosa e ingestibile burocrazia amministrativa .
    Ovviamente i piccoli Ospedali, come ben evidenzi nella tua lettera, carenti in tecnologia e in competenze plurispecialistiche, andavano e vanno sicuramente chiusi ma non ha senso depotenziare ulteriormente l’assistenza ospedaliera in quegli ospedali che ancora sopravvivono senza una concreta alternativa quale l’assistenza territoriale di cui si parla da decenni senza riscontro però di risultati tangibili.
    Anzi il forte bisogno di salute da parte dei pazienti anziani con pluricomorbilità e la gestione dei pazienti acuti male assistiti favorirà un clima conflittuale nei rapporti medico-paziente con il reale pericolo di un aumento di rivendicazioni risarcitorie per una già verificata dequalificazione dell’assistenza ospedaliera concentrata negli ospedali dell’area metropolitana che si stanno trasformendo in bolge infernali con enormi disagi e rischi per l’utenza.
    La nostra Sanità, basata sui principi sbagliati dell’aziendalizzazione, è sacrificata da una sventurata logica ragionieristica e da un irrazionale utilizzo delle “risorse umane”, espressione tanto dissennatamente abusata.
    Mi fa piacere che tu abbia avuto l’illuminata iniziativa di voler ricucire le maglie della nostra dissestata sanità nazionale e in particolare pugliese. Ti faccio tanti auguri per la nuova funzione rivestita e ti auguro buon lavoro
    Nino Lamorgese, pneumologo, ex primario ospedaliero .

  2. Mi complimento e condivido pienamente l’analusi del collega Lamorgese. Sono un medico ginecologo di Verona ormai alle soglie della pensione dopo una vita lavorativa passata fra un grande ospedale universitario e un ospedale della provincia. Devo dire che in questi anni ho visto un progressivo e costante declino della qualità assistenziale di tutti gli ambienti ospedalieri aggravata dal sopravanzare di una burocrazia sempre più asfissiante , che,direi anche arrogante nei confronti di noi medici e degli stessi ammalati.
    Tutto questo nel contesto peraltro di investimenti faraonici in strutture ospedaliere bellissime, ma sempre più depotenziate e svuotate di professionalità e knohow, a favore di grossi ospedali privati accreditati nei quali fuggono i medici più qualificati e dove il paziente può trovare risposte adeguate,perlomeno ai bisogni di servizi efficenti e alle patologie meno invalidanti (quelle vengono lasciate furbescamente al pubblico servizio).

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