Il professionista avrebbe reso prestazioni sanitarie in regime intramoenia appropriandosi dei soldi riscossi in danno alla Asl senza rilasciare la prevista documentazione fiscale

Dopo alcune visite mediche si sarebbe appropriato dei soldi riscossi in danno alla Asl di appartenenza. Un camice bianco della provincia di Salerno è stato quindi condannato a tre anni di reclusione dal Tribunale di Nocera Inferiore. I Giudici, come riporta il Mattino, hanno invece ritenuto di assolvere l’imputato dall’accusa di truffa.
Secondo la ricostruzione del quotidiano partenopeo, il professionista nel 2017 era finito nel mirino della guardia di finanza in seguito a una serie di controlli effettuati presso alcuni studi medici.
Le indagini coordinate dalla Procura hanno fatto emergere che il dottore, dipendente pubblico, avrebbe omesso in più occasioni di rilasciare la prevista documentazione fiscale, appropriandosi dei corrispettivi riscossi.

Il tutto nell’esercizio della propria attività intramoenia allargata.

Tale regime, per il quale il medico era autorizzato, prevede la possibilità di erogare prestazioni fuori dal normale orario di lavoro in ospedale, utilizzando strutture ambulatoriali e diagnostiche pubbliche, a fronte del pagamento di una tariffa da parte del paziente.
In base alla normativa vigente, il medico è tenuto a rilasciare regolare fattura e la spesa, come tutte le spese sanitarie, è detraibile dalle imposte. Le prestazioni sono generalmente le medesime che il medico deve erogare attraverso la normale operatività come medico ospedaliero. Le prestazioni erogate in regime di intramoenia garantiscono al cittadino la possibilità di scegliere il medico a cui rivolgersi per una prestazione.
L’inchiesta degli uomini delle Fiamme Gialle ha permesso di far emergere il giro di clienti a cui il medico avrebbe reso prestazioni sanitarie, riscuotendo i corrispettivi in denaro senza certificarli alla Asl. Secondo l’ipotesi accusatoria, le fatture sarebbero state invece intestate ad una società che faceva riferimento ai familiari del professionista indagato. Si attendono ora le motivazioni della sentenza.
 
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