Nel Sud e nelle Isole si registrano i numeri più alti di aggressioni ai sanitari, come testimonia il sondaggio svolto da Anaao

Circa due medici su tre, in totale il 65% del campione intervistato dal sondaggio Anaao sulle aggressioni si sanitari, affermano di aver subito un episodio di violenza sul posto di lavoro.

Numeri che testimoniano quanto sia diventato difficile svolgere la professione medica al riparo da rischi e violenze.

Il sondaggio Anaao sulle aggressioni ai medici è stato svolto su un campione di professionisti di tutte le specialità iscritti all’Associazione. Il 65% circa dei partecipanti, quasi due su tre, ha risposto di essere stato vittima di aggressioni, di questi il 66,19% riferisce aggressioni verbali mentre il 33,81% aggressioni fisiche.

Dati, questi, che danno la misura di un fenomeno in crescita e sempre più preoccupante.

I numeri crescono al Sud e nelle Isole. Qui la percentuale di aggressioni sia fisiche che verbali si incrementa al 72,1%.

A suffragare i dati del sondaggio Anaao ci sono anche quelli raccolti dalla Federazione degli Ordini dei Medici.

Questi ultimi parlano infatti di almeno 1200 aggressioni all’anno e di un trend in deciso aumento.

A essere più colpiti, secondo il sondaggio Anaao, sono i medici di Pronto soccorso e 118, dove le percentuali salgono all’80,2%.

Per quel che concerne le aggressioni fisiche, particolarmente colpiti sono i medici dei reparti di Psichiatria/Sert (il 34,12% di tutte le aggressioni fisiche) e i medici di Pronto soccorso/118 (il 20,26% di tutte le aggressioni fisiche).

Altro dato allarmante è quello secondo cui, il 23,35% degli intervistati è a conoscenza di casi di aggressione da cui è scaturita invalidità permanente o addirittura un decesso.

Almeno il 70% del campione intervistato, inoltre, riferisce di essere stato testimone di aggressioni verso il personale sanitario.

Percentuale, quest’ultima, che fa intuire come il fenomeno sia nettamente cresciuto.

Le cause delle violenze secondo il sondaggio Anaao

Difficile trovare una causa a certi comportamenti violenti, ma secondo i dati le aggressioni sono legate a fattori socio-culturali per il 37,2% dei casi.

Segue il definanziamento del Ssn per il 23,4%, carenze organizzative per il 20% e carenze di comunicazione per l’8,5%.

Restano sul tavolo poi le numerosissime proposte per contrastare un fenomeno ormai fuori controllo.

Si va dall’implementazione di sistemi di vigilanza, alla pubblicità progresso, dall’aumento delle forze dell’ordine in ospedale alle tecniche di autodifesa.

Quel che è certo, però, è che i medici e gli infermieri italiani lavorano in condizioni di sempre maggiore insicurezza.

 

 

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