In totale nel 2016, come testimoniato dall’ultimo rapporto sulla sperimentazione animale, gli esemplari impiegati sono stati 607.097. Le specie più utilizzate sono topi e ratti.

Pubblicato l’ultimo rapporto riguardante la sperimentazione animale. Nell’anno 2016 sono stati 607.097 gli esemplari impiegati e molti di questi sono topi e ratti.

I dati del 2016 sull’utilizzo di animali a fini scientifici sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, Serie Generale, n. 60, del 13 marzo 2018.

Ma quali sono gli esemplari più utilizzati nella sperimentazione animale?

I topi sono 388.835, i ratti 128.126, mentre al terzo posto ci sono i polli domestici con 34.658 unità. I meno usati invece sono stati i macachi resi, i furetti e gli anfibi diversi dalla rane.

In tutto nel 2016 gli animali utilizzati per la sperimentazione superano di poco le 600.000 unità (607.097 esemplari). Si è inoltre registrato un decremento rispetto al 2014 del 12,23% (691.666 unità).

Contestualmente, si nota un lieve aumento rispetto al 2015 con un +4,32% (581.935 unità).

Questi numeri sulla sperimentazione animale sono dovuti all’impiego nell’ambito regolatorio, cioè per le attività scientifiche obbligatorie e disciplinate da altra normativa.

In tale ambito la crescita della sperimentazione animale è stata dell’11,66%.

Tuttavia, resta in calo il numero degli animali nei progetti finalizzati alla ricerca di base e alla ricerca applicata. Vale a dire quegli studi che verificano la possibilità di trasformare le scoperte scientifiche in applicazioni. Qui c’è una diminuzione rispettivamente del 6,24 e del 5,23% rispetto al 2014.

I numeri del rapporto recentemente pubblicato si riferiscono all’impiego in un arco temporale di 12 mesi secondo le modalità previste dalla Direttiva 2010/63/UE.

Quest’ultima è stata recepita in Italia con il decreto legislativo n. 26/2014. In esso, si stabilisce tra l’altro che deve essere rendicontato il numero di volte in cui si utilizza l’animale.

Inoltre deve essere indicata la “sofferenza effettiva dell’animale” durante la procedure e devono essere rendicontate anche nuove specie animali.

In attuazione del principio di sviluppo dei metodi alternativi alla sperimentazione animale stabilito dalla Direttiva 2010/63/UE, prosegue l’impegno del ministero della Salute in tal senso.

Per ridurre il più possibile il numero di animali soppressi per fini scientifici, nel settembre 2017 si è attivata una specifica sezione della Banca dati nazionale per la sperimentazione animale.

Tramite questa, si può agevolare lo scambio di organi e tessuti tra gli enti di ricerca pubblici e privati.

Il ministero fa inoltre sapere che proseguono i lavori del Tavolo tecnico per i metodi alternativi. Questi vedono lo stesso ministero della Salute seduto al fianco di Associazioni protezionistiche. Ma anche di ricercatori, Università, dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna – Centro nazionale di referenza per i metodi alternativi.

 

 

 

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