I ricercatori dell’Irccs Policlinico San Donato di Milano hanno condotto uno studio secondo il quale la stimolazione magnetica transcranica profonda gioverebbe alla riduzione dello stimolo della fame.

L’impiego della stimolazione cerebrale sarebbe efficace per ridurre lo stimolo della fame. A fare questa importante scoperta è stato uno studio italiano condotto dai ricercatori dell’Irccs Policlinico San Donato di Milano.

Secondo questa ricerca, usare la stimolazione magnetica transcranica profonda potrebbe alterare il circuito cerebrale della ricompensa e, in questo modo, controllare lo stimolo della fame.

Un risultato che potrebbe portare a enormi benefici nel trattamento dell’obesità.

A proporre lo studio, nel corso del meeting annuale della European Society of Endocrinology 2018 in corso a Barcellona, è stato il team dell’Irccs Policlinico San Donato.

Tutto è partito sulla scorta di studi precedenti, che avevano evidenziato come, in casi di obesità, il sistema cerebrale di ricompensa risulta alterato.

Pertanto, la gratificazione in risposta al cibo in alcuni soggetti obesi è notevolmente aumentata rispetto a quella di chi è normopeso.

Questo chiaramente rende difficile dimagrire e seguire delle diete, perché lo stimolo della fame è come “alterato”. La stessa disfunzione nel circuito cerebrale legato alla ricompensa si evidenzia anche nei casi di dipendenza da sostanze stupefacenti o alcool. Inoltre, è stato riscontrato anche nei soggetti dipendenti dal gioco.

Ebbene, lo studio italiano ha messo in luce come una corretta stimolazione cerebrale possa realmente apportare dei benefici.

Utilizzando la stimolazione magnetica transcranica profonda (deep transcranial magnetic stimulation – o dTMS) si utilizza l’energia magnetica per stimolare i neuroni all’interno di specifiche aree cerebrali.

Nello studio, il team ha valutato gli effetti della stimolazione cerebrale su appetito e senso di sazietà in 40 pazienti.

Nel farlo, hanno osservato i marcatori nel sangue potenzialmente associati con la ricompensa da cibo.

La stimolazione cerebrale ha avuto una durata di 30 minuti, a frequenze diverse.

I dati raccolti hanno evidenziato che nei pazienti sottoposti a stimolazione ad alta frequenza i livelli ematici di beta endorfine aumentano significativamente.

Secondo il coordinatore del gruppo di ricerca, Livio Luzi, “per la prima volta, questo studio ci fornisce un’indicazione sui meccanismi con cui la dTMS altera il desiderio di cibo nei soggetti obesi”.

Non solo.

“Abbiamo anche scoperto – continua Luzi – che alcuni marcatori presenti nel sangue e potenzialmente associati con il senso di ricompensa generato dal cibo, per esempio il glucosio, variano a seconda del sesso”.

Un dato che, per i ricercatori, suggerirebbe l’esistenza di differenze nelle modalità con cui i pazienti sono vulnerabili al desiderio di cibo.

Adesso occorrerà capire se questo tipo di stimolazione influenzi la struttura e la funzionalità del cervello nei pazienti obesi.

Quel che è certo, però, è che la tecnica di stimolazione magnetica transcranica si sta mostrando una valida e sicura alternativa, secondo Luzi, sia alle terapie farmacologiche che alla chirurgia bariatrica.

 

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